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mercoledì 19 giugno 2024

A PROPOSITO DI LAMBIOI 2024

 Progetto per la Riqualificazione Urbana di Belluno Capoluogo 

Ci risiamo: ulteriore tentativo di ripristino dei luoghi dopo la tempesta Vaia di non molti anni fa.

L’idea dell’area Lambioi come spiaggia di Belluno sulle rive del Piave non è male. Peccato che queste meravigliose sponde appartengono a quelle aree che geograficamente hanno il nome di Golene. Per definizione, le aree golenali sono: “zone di terreno pianeggiante adiacente al letto di magra di un corso d’acqua”. Sappiamo anche, che in caso di temporali o piogge eccezionali, per logica, il livello di acqua si alza e le prime conseguenze sono a carico (danno) di tutto ciò che si trova nelle suddette golene.

Chi dimentica o non tiene conto di queste elementari conoscenze o intuizioni di noi tutti, non convince. E non solo me credo!Per il comune cittadino passi, ma non per chi ha pubbliche responsabilità.


I disastri alluvionali nei ricordi di chi vive a Belluno non dovrebbero essere molto remoti anche come frequenza. E comunque, chi progetta di intervenire in qualsiasi modo, ancora in quell’area, non fa che aumentare il rischio delle conseguenze di una qualche alluvione. Specie in tempi come quelli che abbiamo conosciuto, sperimentato. Abbiamo imparato che il periodico riversarsi di temporali nel vissuto topico, associa il nostro territorio ad una tropicalizzazione del clima prima mai conosciuta.

Nel 2016, tanto per ricordarlo, è stata esitata una “Relazione Idraulica” del Progetto per la Riqualificazione Urbana di Belluno Capoluogo scientificamente ineccepibile, che per gli eventuali interventi pronostica: “l’area oggetto di indagine sia potenzialmente soggetta ad allagamento in occasione degli eventi eccezionali. Nel caso in esame, in analogia con quanto descritto nella relazione tecnica del PAI, l’evento considerato è stato quello con tempo di ritorno pari a 100 anni.”.

Possiamo fidarci della stocastica con gli eventi meteorologici che abbiamo vissuto e sperimentato?

Quanto può essere “dilatato” il rischio accettabile per persone (innanzi tutto), beni localizzati e patrimonio ambientale? 

Chi può assumersi questa responsabilità in nome di una presunta economia di comunità?

Giuseppe Cancemi

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