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venerdì 22 febbraio 2013

SMART CITY

La sfida dei giardini verticali alle foreste di cemento urbane





Il pioniere dei Giardini verticali è stato Patrick Blanc, un botanico e studioso parigino che con i suoi spettacolari giardini verticali ha rivestito facciate ed aree, sia pubbliche che private, non solo della capitale francese (dal primo muro presso la Villette fino ai 15.000 metri quadrati in Rue d’Alsace, passando per il museo di Quai Branly) ma di Londra (Hotel Athenaeum), Madrid (Caixa Forum), Bangkok (Emporium Shopping Mall), New Delhi (ambasciata di Francia), Taipei (Concert Hall) e anche Milano (Caffè Trussardi) solo per citare gli esempi più noti.”
Termini come sostenibilità, smart city,green economy, bioarchitettura sono entrate nel vocabolario della moderna cultura urbanistica....

Sono praticabili nelle città questi giardini ?

Purtroppo questa non è un'immagine di giardino verticale ma... il risultato di incuria 

INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO

 QUESTI TRALICCI  S'HANNO DA FARE... O NO!

Fermento a Belluno per il progetto che prevede il passaggio dell'elettrodotto della soc. TERNA nel territorio bellunese. I rappresentanti di alcuni schieramenti politici si rimpallano responsabilità di scelta, si tira in ballo anche l'assenza degli ambientalisti per questa levata di scudi avverso detto attraversamento. Tutti si agitano per una giusta difesa della salute pubblica. Sicuramente, una nuova fonte  di inquinamento elettromagnetico che viene a sommarsi alle varie emissioni elettro-radio-magnetiche esistenti, sempre più copiose. Trovo giusto democraticamente che i cittadini si interessino e partecipino alle scelte. Mi permetto però di dire, solo per ricordarlo, che siamo immersi in una quantità enorme di radiazioni anche non ionizzanti provenienti dall'uso del nostro, apparentemente innocuo “gioiellino” (il cellulare per chi non lo avesse capito), sempre più  utilizzato e per lungo tempo vicino al nostro cervello. Inoltre, forse non tutti sanno che asciugacapelli, rasoio elettrico, frigorifero, lavatrice, etc. etc. sono altrettante fonti di inquinamento da radiazioni, in questo caso ELF (Extremely Low Frequency), che possono essere correlate, per alcuni ricercatori, con patologie tumorali a causa della loro influenza sulle cellule. Morale: il trasporto di energia elettrica sopra la testa dei cittadini è un ennesimo rischio incombente, che va giustamente valutato.
Perché si abbia consapevolezza di ciò che parliamo, va ancora detto che le radiazioni non ionizzanti, come quelle del nostro caso, diversamente dalle ionizzanti (cosmiche, nucleari) non si accumulano nelle cellule viventi. Spiegandole con un paragone possiamo dire che: se l'essere umano si espone al sole in tempi relativamente brevi e intermittenti non corre il rischio di scottarsi. Ovviamente, conta anche l'intensità delle radiazioni che sempre con il paragone delle scottature possiamo accostare al diverso effetto nell'esporsi al sole nei vari mesi dell'anno.
Il limite di legge per l'esposizione verso l'elettrosmog in Italia, stabilito in 6v/m e 0,20 microtesla rispettivamente per radiofrequenze ed ELF ci mette al sicuro ma le applicazioni della sicurezza comportano realizzazioni non sempre possibili. Un traliccio, per esempio, con la sua linea di  380mila volt,  per essere sicuro, dovrebbe passare oltre la nostra testa alla distanza di 300 metri (la torre di Eiffel).
Tornando ai nostri elettrodotti, il problema a mio sommesso avviso, ha un duplice aspetto: di protezione verso l'esposizione alle radiazione ed estetico dato il pregevole ambiente da attraversare.  Per superare la questione come “inquinamento” ottico, basterebbe ricorrere ad un ridisegno del  traliccio solitamente di serie,“compatibile” con l'ambiente,  mentre, per garantire la salute pubblica, andrebbero  ricercate alternative sicure fattibili. Le soluzioni dovrebbero spaziare: dal passaggio negato ad altro percorso lontano dagli abitati, al passaggio in prossimità delle zone abitate, interrato, non senza una schermatura con efficacia da verificare a regime, strumentalmente, con l'ARPAV.  Certo, il vero ostacolo da superare, non nascondiamocelo, è la costosità delle scelte diverse dal consolidato meno oneroso, tradizionale attraversamento mediante tralicci. E questo, in periodo di “vacche magre” specialmente, fa la differenza tra sicuro e meno sicuro, accettabile o meno nel panorama.

Giuseppe Cancemi