
Perché si abbia consapevolezza di ciò che parliamo, va ancora detto che le radiazioni non ionizzanti, come quelle del nostro caso, diversamente dalle ionizzanti (cosmiche, nucleari) non si accumulano nelle cellule viventi. Spiegandole con un paragone possiamo dire che: se l'essere umano si espone al sole in tempi relativamente brevi e intermittenti non corre il rischio di scottarsi. Ovviamente, conta anche l'intensità delle radiazioni che sempre con il paragone delle scottature possiamo accostare al diverso effetto nell'esporsi al sole nei vari mesi dell'anno.
Il limite di legge per l'esposizione verso l'elettrosmog in Italia, stabilito in 6v/m e 0,20 microtesla rispettivamente per radiofrequenze ed ELF ci mette al sicuro ma le applicazioni della sicurezza comportano realizzazioni non sempre possibili. Un traliccio, per esempio, con la sua linea di 380mila volt, per essere sicuro, dovrebbe passare oltre la nostra testa alla distanza di 300 metri (la torre di Eiffel).
Tornando ai nostri elettrodotti, il problema a mio sommesso avviso, ha un duplice aspetto: di protezione verso l'esposizione alle radiazione ed estetico dato il pregevole ambiente da attraversare. Per superare la questione come “inquinamento” ottico, basterebbe ricorrere ad un ridisegno del traliccio solitamente di serie,“compatibile” con l'ambiente, mentre, per garantire la salute pubblica, andrebbero ricercate alternative sicure fattibili. Le soluzioni dovrebbero spaziare: dal passaggio negato ad altro percorso lontano dagli abitati, al passaggio in prossimità delle zone abitate, interrato, non senza una schermatura con efficacia da verificare a regime, strumentalmente, con l'ARPAV. Certo, il vero ostacolo da superare, non nascondiamocelo, è la costosità delle scelte diverse dal consolidato meno oneroso, tradizionale attraversamento mediante tralicci. E questo, in periodo di “vacche magre” specialmente, fa la differenza tra sicuro e meno sicuro, accettabile o meno nel panorama.
Giuseppe Cancemi
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