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domenica 29 aprile 2012

Belluno. Innovare valorizzando il centro storico


Gli esercizi commerciali a Belluno di questi tempi, specie nel centro storico, di certo non fanno affari. La produzione industriale non sta meglio. C’è uno squilibrio sensibile tra  domanda e offerta di lavoro per carenza quest’ultima. In buona sostanza si riscontra che i problemi dell’ asfittica economia del Paese gravano anche su città come Belluno, da tempo ai primi posti, nella classifica nazionale dei capoluoghi dove si vive meglio.
 La città comunque, nella sua più generale economia, ha solide e radicate tradizioni culturali, turistiche e sportive, che esercitano e promuovono attività tutto l’anno. Muovono flussi di utenze, con numeri di tutto rispetto, rivolti alle varie fasce d’età. È segnatamente sempre presente una vivace industriosità dei bellunesi in città e fuori, che non rallenta e non si arresta neanche di fronte alle avversità di un territorio (montano) non privo di difficoltà per la mobilità. Eppure, la crisi che morde tutti, anche qui con i suoi segnali, dovrebbe indurre ad un ripensamento del modello di sviluppo che muove un po’ tutta l’economia nostrana.

In tempi di un’internet che fa circolare nel virtuale “villaggio globale”, una quantità di informazioni mai viste finora, non è pensabile una città evoluta come Belluno che non annoveri risorse di rete nelle strategie per reinventare il proprio modello di  vita. Bisogna esaminare risorse e opportunità, mettere in discussione tutto. Non si può continuarea usare , ad esempio, la Piazza dei Martiri, il “salotto buono” dei bellunesi, come spazio mercantile tutto fare. Senza tenere conto che un centro storico come Belluno  si “vende” meglio, se strategicamente meglio riservato alla fruizione di un più congeniale turismo culturale. La città murata, nel suo essere luogo di memoria storica e culturale, con meno kermesse di ricorrenti folle di cittadini attratte dai “mercati”, riacquista dignità e solennità e induce a riflettere sul rapporto centro/ periferia. Ne emerge la necessità di una ricucitura urbanistica anello di congiunzione tra le varie periferie stratificate e la città storica. Le sagre paesane hanno fatto il loro tempo e l’evasione liberatoria che induce i frequentatori dei bar del centro a fare “baldoria” fino a notte inoltrata non sono quel “volume di affari” apprezzabile che concorre all’ economia del centro storico.
Un semplice Business plan per le specifiche attività che eventualmente si vogliono verificare può essere utile.  I punti di forza/debolezza che derivano dalla concorrenza, dal mercato, dalla tipologia di quel commercio, ecc. sono indicatori che permettono di valutare preventivamente o anche consuntivamente la “salute” di una scelta commerciale intrapresa o da intraprendere.
Ciò detto, corroborare l’idea della banda larga in tempi brevi, che modernizzi la dinamicità della città, è un sommesso suggerimento per restare al passo con i tempi. Muovere più rapidamente e in maggiore quantità le informazioni, che già inondano la rete, non è più rinviabile se si vogliono favorire lo sviluppo economico, l’occupazione, la rapidità dei servizi, un minor traffico motoristico, ecc..
Coerentemente, con la scelta di innovare puntando su cultura e comunicazione, viene da suggerire un’alternativa al richiamo dei giovani in centro storico offrendo ad essi, in larghissima parte possessori di smartphone, iphone, tablet, PC la possibilità di operare in  Wi-Fi, installando in luoghi strategici (via Mezzaterra, per esempio) idonei apparati per questo collegamento.
La crisi economica che stiamo attraversando è difficile da superare. Localmente, Belluno può e deve reinventare il modello di vita fin qui vissuto, sul filo del tempo, per un nuovo sviluppo. La posta in gioco è alta, l’innovazione nei nuovi modelli di sviluppo fa la differenza.
Morale: la spunta meglio chi per primo innova e prima arriva.


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A Belluno i colombi in piazza dei Martiri sono in aumento. L'esempio riportato sotto può essere utili.

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Dal Corriere della Sera ...

"Una «torre colombaia» per limitare il numero dei piccioni in città

La prima struttura sperimentale al parco Baravalle: uova «finte» per prolungare le covate


MILANO – Troppi piccioni in città? Parte un sistema innovativo per controllare le colonie milanesi e la loro riproduzione. Al parco Baravalle, in via Tabacchi, è stata inaugurata la prima «torre colombaia» di Milano. La struttura, brevettata da esperti ornitologi assieme a un gruppo di architetti, ha lo scopo di creare un centro di nidificazione controllato, per limitare le nascite e tenere sotto controllo la salute degli uccelli. La «Torre Livia 100», così è stata chiamata, è stata messa a disposizione, a titolo gratuito, dalla Sanitaria Servizi Ambientali, società che da vent’anni si occupa di interventi a salvaguardia dell’ambiente, e che sarà gestita dal Gruppo Ornitologico Lombardo.
OLTRE 100 MILA PICCIONI – «A Milano – ha riferito l’assessore alla Salute Giampaolo Landi di Chiavenna – i piccioni, secondo un censimento del 2000, sono oltre 100mila, 50mila dei quali concentrati solo nel centro storico, tra piazza Duomo, piazza Scala, piazza San Fedele e piazza Cadorna. Insediamenti che di anno in anno comportano una maggiorazione di costi per operazioni di pulizia ordinaria e straordinaria di strade, monumenti e immobili». Ogni anno, secondo Assoedilizia, si spendono circa 5 milioni di euro per ripulire i palazzi del centro dal guano dei piccioni, ai quali va aggiunta la spesa sostenuta da Amsa di altri 150mila euro per i soli monumenti. Sul Duomo è stato invece installato, da circa trent’anni, un impianto elettrostatico a impulsi.
LE UOVA FINTE – La torre colombaia permette di monitorare lo stato di salute dei piccioni e di intervenire in maniera mirata con atti terapeutici di disinfezione e di disinfestazione. Inoltre si potrà controllare lo sviluppo numerico dello stormo, con un metodo che «inganna» gli uccelli: periodicamente le uova saranno sostituite con uova finte, di plastica, in modo tale che la coda si prolungherà e si rallenteranno i voli nuziali. Come si vede non si punta a eliminare i piccioni, ma solo a limitarne il numero e a salvaguardare la salute degli uccelli stessi e dei milanesi, nonché a risparmiare nelle spese di protezione di monumenti e palazzi storici.
LE ESPERIENZE ALL’ESTERO – «La Torre Colombaia non dev’essere considerata la soluzione del problema, ma un mezzo che ci permetterà di raggiungere obiettivi minimi legati alla funzione della torre stessa, come creare un centro di nidificazione controllato», ha detto Landi. La città di Basilea, che ha adottato le torri colombaie nel 1988, ha ottenuto in un anno la riduzione del 50% del numero di piccioni, di 1.650 chili di guano e la produzione di 2.500 uova in meno. L’esempio svizzero è stato seguito nel 2003 anche da Parigi, Londra, Sydney e Notthingam."

giovedì 26 aprile 2012

Notizia gradita per l'ecologia
















Dagli scarti alimentari acqua (non da bere) 

Un brevetto coreano Eco Wiz

Con i batteri la spazzatura si trasforma in acqua
Dagli scarti degli alimenti si ricava un liquido cristallino e inodore grazie a un brevetto coreano che ora arriva in Italia


MILANO – Trasformare i rifiuti in acqua cristallina, senza passare dalle discariche o dagli inceneritori. All’apparenza il meccanismo potrebbe sembrare impossibile. Ma ora, grazie a un brevetto coreano acquistato da Eco Wiz e perfezionato con un investimento di 500 mila dollari, l’operazione è possibile.

PER USI COMMERCIALI E INDUSTRIALI – Attraverso un macchinario ad alta tecnologia i rifiuti organici di origine alimentare vengono “dati in pasto” a batteri prodotti in laboratorio, che in poco tempo digeriscono gli scarti trasformandoli in acqua inodore e totalmente cristallina, senza lasciare alcun residuo. Il liquido non è potabile ma è utile per le pulizie o per l’irrigazione, inoltre è ricco di principi organici con proprietà fertilizzanti. La formula permette dunque vantaggi per l’ambiente e un buon risparmio economico: da una tonnellata di rifiuti alimentari si possono ricavare infatti 1.000 litri d’acqua. E il costo del macchinario, che può essere acquistato o affittato mensilmente, viene ammortizzato in due anni. Bassi anche i consumi, perché il tutto è alimentato a elettricità Poi, una volta all’anno, bisogna cambiare le cartucce che contengono i batteri. «Questo brevetto è pensato soprattutto per gli alberghi (a Singapore sono già molti gli hotel che lo utilizzano), i centri commerciali e per le attività industriali, ma si potrebbe installarlo anche nei condomini», spiegano Settimio Di Segni e Fabio Tincati che distribuiscono in esclusiva per l’Italia il macchinario.

ANTI-DISCARICA – E se la formula pare agli inizi, interessante è il suo potenziale: «Eco wiz permette di eliminare le tasse sui rifiuti e, se utilizzato su larga scala, permetterebbe di eliminare le discariche, già messe fuori legge dall’Unione Europea», continuano Di Segni e Tincati. Un bel passo in avanti, se si pensa che secondo le ultime stime dell’Eurostat, il 38% dei rifiuti finisce ancora nelle discariche, il 22 incenerito, mentre solo il 25 per cento viene riciclato e il 15 trattato con il compostaggio.
da corriere.it

CULTURA


Prof. Leandro Janni
CONSIGLIERE NAZIONALE DI ITALIA NOSTRA
via Leonida Bissolati, 29    93100 Caltanissetta, Italia
tel. 0934.554907    cell. 333.2822538    
leandrojanni@tiscali.it
 



Sicilia. La Forma Eletta. Arte Sacra e Arte Contemporanea

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LA FORMA ELETTA 
Mostra d'arte contemporanea, dal 28 aprile al 13 maggio 2012 
L'evento intende riattualizzare - in un momento storico delicato, attraversato da preoccupanti crisi ideologiche e culturali, nonché dalla perdita progressiva di valori fondanti il consorzio sociale - l'antico legame tra la Chiesa e l'Arte. A tal fine la mostra di arte "sacra", attraverso i lavori di operatori estetici, selezionati in ambito locale e nazionale, mira alla produzione di opere d'arte che favoriscano l'incontro fra le reciproche esperienze estetiche e le espressioni spirituali. La mostra, a cura di Nino Arrigo, Leandro Janni e Gianfranco Labrosciano, sarà presentata da Gianfranco Labrosciano. 
L’inaugurazione e la presentazione del catalogo sono state il giorno 28 aprile alle ore 18.00 presso la Chiesa di S. Calogero di Nicosia. L’esposizione sarà aperta al pubblico tutti i giorni dalle ore 17.00 alle ore 22.00 dal 29 aprile al 13 maggio 2012. 
Gili artisti partecipanti sono: Pippo Altomare, Santino Barbera, Sebastiano Caracozzo, Oscar Carnicelli, Cesare Di Narda, Mariano Filipetta, Saloua Jabeur, Rita Mantuano, Saverio Martino, Massaro Rita Marta, Stefano Mercatali, Francesca Panico, Graziella Paoloni Parlagreco, Antonio Pugliano, Maurizio Spallanzani, Enzo Spanò, Trapani Calabretta, Alfonso e Nicola Vaccari. 
La mostra è organizzata e promossa da SiciliAntica (sezione di Nicosia), dal Kiwanis (sezione di Nicosia) e dall'Associazione Forti-Natoli di Sperlinga. Con il Patrocinio della Diocesi di Nicosia, dell'Università di Enna "Kore", dell'Associazione Italia Nostra e dell'ARS e del Comune di Nicosia, ospitata nel programma della Settimana della Cultura dedicata a Gaggini. Con la collaborazione dell’Associazione Culturale Altom@rte e della Casa d’Arte la Fenice di Sperlinga. L’allestimento della mostra è a cura di Filippo Altomare e Gina Scardino. 
La mostra è stato anche un ricco contenitore con conferenze satelliti.
Ecco il programma: 
29 aprile  - Conferenza "L'altro Ponte", con interventi di: G. Labrosciano (scrittore e critico d'arte), M. Callisto (Presidente Movimento "Paeseggiando"), A. Cersosimo (sindaco di S. Lorenzo Bellizzi), Coriolano Martirano (segretario perpetuo Accademia Cosentina), Nicola Bloise (Centro Studi "Il Nibbio" di Morano Calabro), Ida Perrone (scrittrice), Antonio Presti (Fondazione "fiumara d'arte), Piergiacomo La Via (Presidente Coordinamente Unitario in difesa del tribunale di Nicosia), Francesco Salamone (Presidente C.I.A. Enna), Abdelkarima Hannachi, docente di lingua araba Università di Enna "Kore"); 
30 aprile  - "Una proposta per il soffitto ligneo di Nicosia", intervengono: Nino Contino, Gianfranco Labrosciano, Leandro Janni (Consigliere nazionale di “Italia Nostra”; 
1 maggio - Escursione guidata al Monte Altesina a cura di SiciliAntica; 
2 maggio  - "Le pitture di Filippo Randazzo nella Chiesa di S. Calogero di Nicosia" a cura di Filippo Costa; 
3 maggio  - Presentazione della guida: "La custodia lignea della Chiesa di Santa Maria degli angeli" a cura di Giovanni D'Urso e Salvatore Lo Pinzino; 
4 maggio  - Mostra fotografica "Pauciuri" di S. Sbirù; visita guidata alla mostra di opere in rame sbalzato di Santino Barbera presso la Chiesa del SS. Sacramento di San Nicolò. 
E' in via di definizione il progetto di esposizione della mostra "La Forma Eletta" anche al Museo Diocesano di Caltanissetta - subito dopo la rassegna di Nicosia.

Nove candidati per una poltrona (Elezioni amministrative 2012)

PROMEMORIA PER IL FUTURO SINDACO DI BELLUNO


Ai cittadini di Belluno sicuramente spetta una palma all’insegna del dovere civico, se si guarda al posto occupato in graduatoria nazionale di vivibilità urbana, nelle classifiche di questi anni. I vari parametri che fanno attribuire un alto punteggio in graduatoria, è merito dei comportamenti nella quotidianità dei bellunesi. La competizione elettorale per la poltrona di sindaco a Belluno vede al momento più contendenti e penso che l'inerzia virtuosa con una ordinaria amministrazione possa fare conservare alla città più o meno la stessa collocazione in graduatoria degli scorsi anni. Dunque, sembrerebbe che alla fine, un sindaco vale l'altro. Ma non è così. La città, per merito proprio dei suoi cittadini, può ambire a un sindaco che oltre ad una buona amministrazione possa dare anche quel quid in più che è legittimo aspettarsi.
Ciò che da elettore (come tanti altri spero) mi aspetterei, dalla schiera di candidati che si sfidano, è un’idea ispiratrice di ricerca (utopistica) della felicità dei cittadini che si può sintetizzare in occupazione, servizi di buon livello, stop all’espansione edilizia a favore del recupero dell’esistente e un’immagine di città in grado di conservare ed estendere il proprio alto profilo di vivibilità. Tutto riassumibile semplicemente in un progetto sistemico e articolato. Con obiettivi di qualità e non solo di quantità!
La novità che ci si aspetta per un ecosistema urbano sostenibile,  deve per questo predisporre progetti e relative alternative da condividere con i cittadini, in grado di inserirsi nell’idea di pianificazione per aree vaste,  mettendo in essere valori  e risorse locali soprattutto. Deve  rivolgere la sua attenzione e operare per le persone prima e per le “cose” dopo. 
Ciò posto, siccome è facile attribuire colpe agli altri e meriti a se stessi, già sin d’ora, prima delle elezioni, sarebbe interessante sapere se  qualcuno dei contendenti  intende assumersi  il pubblico impegno di amministrare la città attraverso una  verifica  periodica, in itinere, basata su un “sistema di misura per indicatori”, con almeno tre grandi categorie di interesse locale:
-         il carico delle attività umane sull’ambiente (perdite di rete idrica, consumi di acqua potabile, di carburante, di elettricità, produzione di rifiuti, numero di auto pro capite ecc.;
-         la qualità dell’ambiente in termini di smog, inquinamento idrico, verde urbano, ecc.;
-         la qualità delle politiche attraverso depurazione, raccolta differenziata, trasporto pubblico, ecc.
assumendo come riferimento di partenza le attuali condizioni.
Sarebbe anche utile sapere cosa pensano i candidati a sindaco di un problema sospeso come quello di piazza dei Martiri. Il silenzio da parte di tutti fa temere una pervicace esecuzione del progetto “Interreg  Piave-Drava” e nessun interesse per un’alternativa sollevata da associazioni e cittadini ai fini di un più consono restauro conservativo. Chi si propone per amministrare, invece, dovrebbe provare ad immaginare come sarebbe meglio, pensare ad un uso della piazza veramente per  tutti i cittadini, incluse le minoranze le cui diversità nelle abilità sono più accentuate. Parlo di barriere architettoniche da rimuovere. Marciapiede, porticato, bordure di aiuole, pali per l’illuminazione, ecc. sono ostacoli da mitigare, da segnalare per un loro superamento facilitato ai fini del diritto alla deambulazione sicura, uguale per tutti. 
Infine, vorrei ricordare che l’istituto della variante è praticabile comunque, anche se si vogliono conciliare innovazione e conservazione in un intervento già progettato. Nel nostro caso ogni variazione per qualcosa potrebbe costituire quel valore aggiunto che un semplice rinnovo non dà. A mo’ d’esempio, una modifica praticabile per i lavori da realizzare in piazza, potrebbe essere rivolta ai percorsi di passeggio già ben percepibili visivamente, rendendoli distinguibili anche per via olfattiva e/o per sensibilità tattile orientativa e non senza un raccordo dei vari livelli di pavimentazione.
Il recupero in sé comunque, per buona pratica, andrebbe orientato verso un indirizzo più antropocentrico e meno commercio-centrico, non foss’altro che per quel semplice rispetto dovuto al “genius loci” di quella piazza.

martedì 24 aprile 2012

Nano particelle

  NANOTECNOLOGIE 

Studiano materiali di piccolissime dimensioni che vanno da 100 a 0,1 nanometri (un miliardesimo di metro; un millesimo di millimetro; 10-9)

 (Inevitabile ricordare Beppe Grillo che dice, parlando delle nano particelle, Berlusconi non c'entra...)



Da La Repubblica:
“IMMAGINATE un materiale capace di condurre l'elettricità meglio del rame, trasparente come il vetro e più resistente dell'acciaio. Immaginate poi di poterlo piegare come se fosse plastica, e realizzare così schermi touchscreen da arrotolare e portarvi in tasca. Pura fantascienza? Forse no, perché gli scienziati conoscono già da anni il grafene, un "materiale delle meraviglie" con proprietà ed applicazioni in parte ancora ignote.”

Da il Sole24ore:
“Quasi per gioco, sei anni fa, due ricercatori russi, Kostya Novoselov (36 anni) e Andre Geim (51 anni), usando un normale nastro adesivo e un blocco di grafite (la stessa che sta al centro delle matite, carbonio puro), riuscirono a isolare il foglio più sottile del mondo: spesso quanto un solo atomo (di carbonio, naturalmente). Così impalpabile ed essenziale che viene considerato un materiale bidimensionale. Si chiama grafene.”
“In Italia sono in molti a lavorare su questo materiale, per esempio il Laboratorio europeo per la spettroscopia non lineare (Lens) di Firenze e il laboratorio Nest (National Enterprise for nanoScience and nanoTechnology) nato da Scuola Normale di Pisa e Istituto di Nanoscienze del Cnr. L'Istituto di microelettronica del Cnr a Catania e Bologna studia le applicazioni ambientali, per esempio i sensori, mentre a Trento l'Istituto per l'Officina dei Materiali (Iom-Cnr) indaga l'impiego nella diagnostica.”


APPLICAZIONI
 Le applicazioni possono essere innumerevoli, ad esempio
Settore tessile:  filati estremamente resistenti
Settore sportivo:  racchette da tennis, mazze da golf
Settore elettronico: chip
Settore farmaceutico:  utilizzando i nano tubi come trasportatori di principi attivi
e tanto altro ancora …



MATERIALI NATURALI E SINTETICI
Reticolo di GRAFENE al microscopio




Carbonio, grafite, grafene

Il carbonio, elemento naturale,  non finisce mai di meravigliarci. Ora comune grafite utilizzata in tutto il mondo da tempo per le mine di matita o per lubrificare a secco; ora per tutto un altro materiale, cristallizzato preziosamente in un gioiello conosciuto come diamante; ora materiale speciale,  il più duro tra quelli conosciuti in natura, al vertice della scala di durezza dei materiali, in uso per lavorare altri materiali duri.


La grafite in natura si presenta in masse fogliacee o laminette sparse di colore nero opaco, talora a contorni esagonali e con fitte striature.
Dal punto di vista strutturale, gli atomi di carbonio formano un reticolo esagonale a strati.



Il diamante è una delle tante forme allotropiche in cui può presentarsi il carbonio. I diamanti si formano dalle rocce vulcaniche che si sono raffreddate molto lentamente e sottoposte ad elevata pressione.




Il grafene è un materiale costituito da uno strato monoatomico di atomi di carbonio (avente cioè uno spessore equivalente alle dimensioni di un solo atomo).




IL GRAFENE ARTIFICIALE APRE LE PORTE AD UNA NUOVA GENERAZIONE DI MATERIALI



 Rappresentazione del grafene molecolare

Trasparenza

Fotovoltaico di terza generazione  
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NANOTECNOLOGIE in medicina

 Dal Corriere della Sera

"SEGUIRE IL SEGNALE - I nano-sistemi usati in medicina possono fornire altri molteplici vantaggi. Possono intercettare tanti biomarker in più e quindi consentire di tracciare un profilo preciso della malattia e di individuare una terapia più mirata. Al loro interno si possono mettere diverse sostanze con diversi compiti, per esempio un mezzo di contrasto e un farmaco e sul loro involucro adattare «antenne» capaci di riconoscere i marker tumorali: si potrà fare diagnosi e terapia contemporaneamente. Dentro di essi si può mettere anche un surrogato di farmaco complessato con un mezzo di contrasto: seguendo il segnale emesso da quest’ultimo si potrà capire se il principio attivo scelto per quel paziente arriva a destinazione e se avrà un buon accumulo per agire bene."

"AIUTO ALLA CHIRURGIA - Le nanoparticelle potranno tendere una mano anche al chirurgo in un prossimo futuro: trasformate in sonde a fluorescenza, visualizzeranno per esempio le zone malate da quelle sane durante un intervento. Potranno anche rimpiazzare la biopsia: intercettando qualunque tipo di anomalia prima che si sviluppi e dia sintomi, formuleranno una corretta diagnosi in vivo, faranno chiarezza su una lesione dubbia e daranno un contributo a definire la prognosi. Nanoparticelle a base di ferro potranno essere accumulate in una zona del corpo colpita da tumore con l’aiuto di una calamita, per esempio a livello di un melanoma: renderanno idonea la parte a essere irradiata con campi magnetici locali e su di essa potranno essere eseguite terapie fisiche, quali l’ipertermia."

martedì 17 aprile 2012

Caltanissetta: centro storico parte integrante della città-territorio



A proposito del centro storico nisseno, ripeterei, in breve, quanto ho proposto qualche tempo fa (se può bastare), per fugare in quanti non mi conoscono, l’immagine “disfattista” che mi attribuiscono.
G. P.: Lavori in corso
Prima di tutto, lo rammento per me stesso, il centro storico è parte integrante del sistema città-territorio. E non posso fare a meno di esternare il mio timore che a Caltanissetta incomba l’assurda scelta, mai accantonata ma tenuta in sonno, di calare dall’alto (per scelta del “principe”) una sorta di edilizia economica e popolare nei quartieri più degradati del centro, in via di crollo, espellendo gli attuali residenti.
Comunque, sembrerebbe velleitario occuparsi di centro storico, come spesso si fa, senza avere indagato  la composizione sociale di chi occupa le abitazioni più o meno degradate di detto centro, stabilito quale indirizzo dare all’economia locale e territoriale, conoscere qual è l’offerta/domanda di case, sapere quali tendenze sono presenti nelle varie classi d’età della popolazione nissena, quanto è presente in città l’invecchiamento della popolazione, etc.. Insomma, recupero sì ma a patto che all’insieme di dati appena accennato si aggiunga la consapevolezza che lo stock edilizio da recuperare è vasto e che le risorse sono assai limitate. Tutte informazioni propedeutiche che fanno prevedere tempi lunghi per la realizzazione e un processo articolato che si auspica possa essere anche partecipato.
Il recupero del tessuto urbano è un fatto complesso il quale, non si esaurisce con la sola riqualificazione del centro storico (in termini edilizi) ma che integra altre azioni di ecologia urbana. Si fonda e considera la funzione abitativa come elemento inscindibile da altre attività e modalità insediative (servizi, artigianato, commercio, tempo libero, ecc.) mettendo al centro di tutto il cittadino. Il ruolo decisivo che deve avere il recupero, riguarda il problema abitativo e i processi (trasformazioni d'uso e di tipologie, vendite frazionate, sfratti, costi d'affitto alti, ecc.) che si riflettono negativamente sulla domanda di nuove abitazioni per un riuso più equo e in grado di mantenere la naturale varietà sociale e funzionale di un centro storico.
Del processo di recupero di tutte le parti degradate della città, a partire dal centro storico, se ne deve fare carico il comune, istituendo un ufficio casa in coincidenza dell'istituzione ufficio espropri previsto dal testo unico 327/2001.
La gestione del processo di recupero riguarda il governo degli interventi necessari e urgenti adesso in centro storico ma in prospettiva, inevitabilmente, riguardanti l'intera città. Appalti, convenzioni, contratti, ecc. e ogni altro atto inteso a gestire il patrimonio edilizio (pubblico e privato) che s'invecchia, non rappresenta un fatto episodico ma un evento ciclico di cui il Comune deve averne "il polso" costantemente, se vuole evitare il fenomeno dell'abbandono e il degrado progressivo di parti della città.
Una gestione governata del processo di recupero del centro storico e a seguire, a rotazione, altre parti della città, porta benefici a tutti. Stabilizza la mano d’opera nell’edilizia, contrariamente agli episodici assalti al territorio per periodiche espansioni, non necessarie, della città verso la campagna e fa da volano a tutta l’economia locale. L’indotto di una politica ecosostenibile oltre a movimentare il lavoro produce know how e migliori condizioni di vita della città.
Bisogna fare presto!  È necessario che il processo di recupero parta ora.
Si dovrebbero intercettare tutte quelle risorse strutturali pubbliche e private che vogliono innovare nel campo del risparmio idrico, energetico, della ricerca, del recupero, ecc.. Il progetto articolato di rinascita della città a partire dal centro storico, potrebbe rappresentare la “Costituzione” per rivedere quei programmi, piani, progetti  e regolamenti comunali che guidano e indirizzano le varie attività territoriali.
 La politica del recupero che vuole sortire due effetti: soddisfacimento del bisogno abitativo e restituzione di un'immagine cittadina del costruito rispettosa della storia e della cultura che ha stratificato la città, non può trascurare la delicatezza che investe le decisioni sulle modalità di intervento, e per questo deve poter disporre di imprese e maestranze competenti, in grado di eseguire gli interventi nel rispetto dei canoni del restauro.
La istituzione di un apposito cantiere pilota legato a delle lezioni in aula, avente per obiettivo la formazione-lavoro, può essere il primo passo.  Anche l'apposita scelta di un isolato, meglio se di proprietà comunale che ben si presta allo scopo, serve, se coadiuvata da un opportuno progetto istruttivo-pratico di restauro, ad avviare un dialogo con la parte più scettica dei cittadini che in quel cantiere può constatare la validità del recupero.
A mo' d'esempio, si può pensare che, cantiere ed aula possano essere trasparenti mediante una web-camera per chi, interessato e non, vuole conoscere come si sviluppano giorno per giorno formazione e lavoro.
In altre parole, per il recupero del centro storico, è necessario un atteggiamento consapevole dell'esigenza di ordinare, controllare e guidare ogni processo d'intervento, perché non venga smarrita la linea politica di una operazione complessa condotta sinergicamente delle varie componenti politiche, economiche e sociali della città, evitando così, ogni possibile errore che può scaturire dall'improvvisazione o da un’esigenza estranea all’interesse collettivo.

lunedì 16 aprile 2012

Comunicazione che "comunica" poco


DIVIETO PER SUPERVISTA



Si sapeva che il reparto oculistico dell’ospedale di Belluno era un centro di eccellenza ma non si sapeva che era nato in una città dove viene dato per scontato che i suoi cittadini automobilisti sono tutti superdotati di  una acuità visiva fuori dal comune. 

Né per polemica e neanche per pignoleria ma per semplice curiosità di  osservanza, la comunicazione di divieto di sosta temporanea dal 16 al 24 aprile apparsa in via D’Incà è solo osservabile da chi ha una supervista o la voglia di fare ginnastica piegandosi fino a terra, nel caso volesse leggere il cartello esplicativo di un divieto temporaneo.  L’ordinanza del  
10/4/2012 n. 69, scritta su un foglio formato A4 e con carattere corpo 12 (3 mm), vorrebbe spiegare ai cittadini che per i giorni segnati non è possibile sostare in piazza Piloni e in via D’Incà, per poi scoprire in basso,  a 30 cm circa dal suolo, che piazza Piloni non c’entra. 

giovedì 12 aprile 2012

CALTANISSETTA: La Grande Piazza


   La Grande Piazza? Una cattedrale nel deserto dei bisogni! Il prossimo parto di opera pubblica fine a se stessa, in un territorio governato con profili sempre più bassi, appare come una realtà virtuale, quasi  un paradosso. Trasformerà la piazza Garibaldi, di memoria risorgimentale,  già basolata in pietra lavica, poi bitumata, dopo ancora ammattonata e ora da riammattonare con una parvenza di antichizzazione che, può piacere o no, ma non è certo in quello che serve a Caltanissetta “città dei cittadini”.
Scorcio della Cattedrale in piazza Garibaldi a Caltanissetta

La pavimentazione, nella sua funzione di ricucitura visuale di un ambito più ampio della piazza Garibaldi, percorsa da un ”filo di Arianna” che virtualizza la lettura puntuale degli ambiti nello spazio, presupporrebbe  un allontanamento del traffico automobilistico, ma si limita ad una  soluzione al ribasso, di riduzione del traffico con transito a senso unico.
A fronte di un’opera tutta d’immagine, per una città che necessita ‘altro, viene da chiedersi: ma un maquillage per la principale piazza è una priorità? E serve a chi? Forse per i nisseni che l’hanno già snobbata per altri luoghi di aggregazione? O  per i frettolosi fruitori della funzione anche direzionale che rappresenta il centro città?
Certo è, che la trasformazione di piazza Garibaldi non può essere stata  varata  per i nuovi abitanti di questa parte storica della città, estranei per cultura ma custodi  notturni non per libera scelta.
Riqualificare un ambito urbano, specie se si tratta di quello più rappresentativo di una città, non significa imbellettare esteriormente, più o meno,  un luogo ma piuttosto quello di dare nuova  vita ai luoghi a partire prima dai reali bisogni delle persone e non solo dalle cose. In tempi di vacche magre, di austerity in una città economicamente depressa, in una Italia in recessione, ammantare con un stentoreo concorso di idee il “consumo” di un finanziamento ad hoc, significa tirare a campare senza idee e senza un progetto di città sistemica.
Basta guardare le desolate vie che circondano la piazza Garibaldi per rendersi conto dello spopolamento, degli abbandoni e dei crolli, della mutata composizione sociale che rimane, dello svuotamento proprio del centro nella notte. Serve ricordare che, le famiglie nissene più radicate alla città, migliorando il proprio reddito economico nel tempo, sono andate ad abitare nei quartieri che circondano il centro storico. Piazza Garibaldi e tutto il suo intorno viene vissuto di giorno da frettolosi passaggi, e da stazionamenti che poco rappresentano modi del vivere moderno e la figura del nisseno medio. Le graduatorie di vivibilità urbana  nazionale sono la cartina al tornasole (se mai ce ne fosse bisogno) che certificano lo schiacciamento di  questa città da sempre  verso gli ultimi posti in graduatoria per le endemiche carenze dei servizi.
 L’opera pubblica “Grande Piazza”, a parte la suggestione grafica del “nuovo è bello” che può suscitare in qualcuno, purtroppo,  evidenzia un distacco tra bisogno e risposta tutto  politico ma anche accademico. Alle reali necessità di una città che sprofonda, la inadeguatezza di una risposta così importante perché simbolica, richiama alla nostra mente l’aneddoto  della regina di Francia Maria Antonietta che, alle grida di pane, da parte del popolo affamato, rispondeva: “ non hanno pane? Che mangino brioche!”

martedì 10 aprile 2012

Qualche dritta veramente utile. Provare... per credere


4 COSE CHE (FORSE NON LO SAPEVI) IL CELLULARE POTREBBE FARE

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Ci sono alcune cose che possono essere fatte in caso di gravi emergenze.
Il cellulare può effettivamente essere un salvavita o un utile strumento per la sopravvivenza.
Controlla le cose che puoi fare.

PRIMO
Emergenza

Il numero di emergenza per il cellulare è il 112 in tutto il mondo. Se ti trovi fuori dalla zona di copertura della rete mobile e c’è un'emergenza, componi il 112 e il cellulare cercherà qualsiasi rete esistente per stabilire il numero di emergenza per te; è interessante sapere che questo numero 112 può essere chiamato anche se la tastiera è bloccata. Provalo.

SECONDO - Hai chiuso le
chiavi in ​​macchina?

La tua auto ha l’apertura/chiusura con telecomando? Questa funzionalità può risultare utile un giorno. Una buona ragione per avere un telefono cellulare: se chiudi le chiavi in ​​auto e quelle di ricambio sono a casa, chiama qualcuno a casa sul cellulare dal tuo cellulare. Tenendo il tuo cellulare a circa 30 cm. dalla portiera, dì alla persona a casa di premere il pulsante di sblocco, tenendolo vicino al suo cellulare. La tua auto si aprirà. Così si evita che qualcuno debba portarti le chiavi. La distanza è ininfluente. Potresti essere a centinaia di km. e se è possibile raggiungere qualcuno che ha l'altro telecomando per la tua auto, è possibile sbloccare le porte (o il baule).
N.d.r.: funziona benissimo! Lo abbiamo provato e abbiamo aperto l’auto con un cellulare!

TERZO
Riserva nascosta della batteria

Immagina che la batteria del telefono sia molto bassa. Per attivare, premere i tasti *3370#
Il cellulare ripartirà con questa riserva e il display visualizzerà un aumento del 50% in batteria. Questa riserva sarà ripristinata alla prossima ricarica del tuo cellulare.

QUARTO -
Come disattivare un telefono cellulare RUBATO?

Per controllare il numero di serie (Imei) del tuo cellulare, digita i caratteri *#06#
Un codice di 15 cifre apparirà sullo schermo. Questo numero è solo del tuo portatile. Annotalo e conservarlo in un luogo sicuro. Quando il telefono venisse rubato, è possibile telefonare al provider della rete e dare questo codice. Saranno quindi in grado di bloccare il tuo telefono e quindi, anche se il ladro cambia la scheda SIM, il telefono sarà totalmente inutile.  Probabilmente non recupererai il tuo telefono, ma almeno si sa che chi ha rubato non può né usarlo né venderlo. Se tutti lo faranno, non ci sarà motivo di rubare telefoni cellulari.

ATM - inversione numero PIN (buono a sapersi!)

Se dovessi mai essere costretto da un rapinatore a ritirare soldi da un bancomat, è possibile avvisare la polizia inserendo il PIN# in senso inverso. Per esempio, se il tuo numero di pin è 1234, dovresti digitare 4321. Il sistema ATM riconosce che il codice PIN è stato invertito rispetto alla carta bancomat inserita nella postazione ATM. La macchina ti darà il denaro richiesto, ma la polizia – all’insaputa del ladro – sarà mandata immediatamente alla postazione ATM.
Questa informazione è stata recentemente trasmessa su CTV da Crime Stoppers, tuttavia è raramente usata perché la gente semplicemente non la conosce.
Si prega di divulgare a tutti questo avvertimento.


Questo è il tipo di informazioni che la gente non pensa di ricevere, perciò trasmettila ai tuoi familiari e amici.

MUOS e rischio di irradiazione da elettromagnetismo





Ultime notizie da MUOS...

 


Pur trovandomi d'accordo sul timore che la nuova installazione radioelettrica e/o MUOS possa essere una esposizione della popolazione niscemese e dintorni al rischio da inquinamento elettromagnetico, ritengo utile fare un distinguo sui tipi di trasmissione.

Da quanto riportato nel documento che segue, rilevo che in un primo momento si parla di  tipi di trasmissione "satellitare a microonde" e successivamente di onde LF (Low Frequency). Una combinazione tecnicamente poco chiara. Per le mie minime competenze in materia, il collegamento satellitare a microonde, per le potenze di trasmissione adoperate (di qualche watt alla stregua delle Stazioni Radio Base dei cellulari)  sono diciamo, relativamente, non pericolose anche perché viaggiano su antenne direttive puntate verso l'alto. Le onde a bassa frequenza (LF) invece sì, possono essere un inquinamento da cui difendersi, data la elevata potenza di radiazione e il modo di propagarsi in superficie. Quest’ultime, possono, per il loro modo di "viaggiare"  a raso terra e potenza irradiata elevata, raggiungere  anche altre località molto più lontane. 
(Giuseppe Cancemi)



Prof. Leandro Janni
via Leonida Bissolati, 29    93100 Caltanissetta, Italia
tel. 0934.554907    cell. 333.2822538     leandrojanni@tiscali.it

Sicilia, 9 aprile 2012
Il Ministero dell'ambiente teme che la base Usa di Niscemi sia fonte di inquinamento
 
 Anche senza il MUOS, il nuovo sistema satellitare a microonde della marina Usa, la stazione di telecomunicazioni militari di Niscemi è una pericolosa fonte d’inquinamento elettromagnetico. Così il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio ha chiesto alla direzione generale dell’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, di avviare in tempi rapidi una campagna di rilevamento delle emissioni delle 41 antenne installate nella base statunitense di contrada Ulmo, all’interno della riserva naturale “Sughereta” e a pochi chilometri dal centro abitato di Niscemi.
Con una nota inviata il 29 febbraio 2012 all’Arpa e all’Assessorato del territorio e ambiente della regione siciliana, il direttore generale per le valutazioni ambientali del dicastero solleva più di un dubbio sul parere espresso a favore dell’installazione del MUOS dopo le simulazioni effettuate a Niscemi dell’agenzia regionale. “Dalla relazione istruttoria inviata dall’Arpa Sicilia - scrive il Ministero dell’ambiente – si evince che nelle aree circostanti la base radio della Marina militare Usa di Niscemi NRTF (Naval Radio Transmitter Facility), il contributo al campo elettromagnetico fornito dalle antenne paraboliche e dalle antenne elicoidali del MUOS sia trascurabile a condizione che vengano rispettati gli angoli di elevazione e le direzioni di puntamento di progetto”. Da un recentissimo studio sui rischi del nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari a firma dei professori Massimo Zucchetti e Massimo Coraddu del Politecnico di Torino, rileva la direzione generale del ministero, è tuttavia emerso che nel periodo compreso tra il dicembre 2008 e l’aprile 2010, “l’Arpa Sicilia ha effettuato una serie di rilievi sulle emissioni elettromagnetiche generate dalla stazione NRTF che hanno consentito di rilevare valori di campo elettrico prossimi al valore di attenzione di 6 V/m”. Le misurazioni hanno evidenziato in particolare “la presenza di un campo elettrico intenso e costante in prossimità delle abitazioni, mostrando un sicuro raggiungimento dei limiti di sicurezza per la popolazione e, anzi, un loro probabile superamento. In un caso il valore rilevato è risultato prossimo al valore limite di attenzione stabilito dalla normativa”.
Nel loro studio sui rischi elettromagnetici del terminale terrestre MUOS, i ricercatori del Politecnico di Torino hanno poi rilevato che la “situazione reale” a Niscemi “è però, con ogni probabilità, ancora peggiore di quella evidenziata dalle misurazioni Arpa”. “I misuratori utilizzati (centraline PMM 8055S, banda passante 100 Khz - 3 GHz in modalità Wide Band, 100 KHz-860 MHz in modalità Low Band), non sono sensibili alle emissioni dell’antenna in banda LF alla frequenza di 43 Khz”, spiegano Zucchetti e Coraddu. “Data la grande potenza dei trasmettitori LF, questo fatto può aver prodotto una sistematica sottostima del campo rilevato. La potenza di picco del trasmettitore VERDIN (VLF Digital Information Network, dedicato alle le comunicazioni con i sommergibili in immersione) utilizzato per le trasmissioni in banda LF a Niscemi, può variare infatti da 500 a 2000 KW, valori estremamente elevati che non consentono certo di trascurare questa componente nella valutazione complessiva”. Alla scarsa considerazione di questo tipo di emissioni, si aggiunge la “non conformità” alle norme legislative delle procedure di misurazione. “Le rilevazioni devono essere effettuate quando tutte le sorgenti siano in funzione alla potenza massima, cosa che in questo caso non e stato possibile realizzare”, ammoniscono Zucchetti e Coraddu. Tesi pienamente condivise dai dirigenti del Ministero dell’ambiente che, nella nota indirizzata all’Arpa e alla regione siciliana, ritengono sia necessario effettuare “ulteriori e più approfondite valutazioni” da parte delle autorità competentia salvaguardia della salute pubblica e dell’ambiente” e “al fine di fugare qualsiasi preoccupazione sui possibili rischi per la salute legati al funzionamento dell’impianto”.
Per il Ministero dell’ambiente dovrà così essere accertato il rispetto dei valori limite indicati dalla normativa vigente, garantendo la “corretta esecuzione del rilievo dei campi elettromagnetici in funzione sia della massima potenza di emissione di tutte le sorgenti che rimarranno operative anche dopo l’installazione della stazione terrestre MUOS sia della strumentazione utilizzata per la determinazione dei contributi alle diverse frequenze prodotte dagli apparati, rimandando a tali valutazioni il giudizio di conformità delle due installazioni (NRTF e MUOS) o la necessità di procedere ad azioni correttive”.
Intanto, comitati spontanei di cittadini, istituzioni e associazioni ambientaliste No MUOS moltiplicano i loro sforzi per impedire l’installazione del devastante sistema di guerra Usa in Sicilia. Dopo un corteo di protesta a Niscemi sabato 31 marzo e un presidio a Comiso il 4 aprile in occasione del trentennale della grande manifestazione contro i missili nucleari Cruise, i No MUOS hanno indetto per fine mese una tre giorni di eventi a Niscemi. Il 19 maggio sarà la volta della vicina città di Vittoria ad ospitare un grande concerto contro il sistema satellitare a cui parteciperanno importanti gruppi musicali nazionali.
Proprio il sindaco di Vittoria, Giuseppe Nicosia, ha inviato nei giorni scorsi una lettera al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa e al Presidente della regione siciliana, per chiedere il loro intervento al fine di revocare o sospendere le autorizzazioni concesse per l’installazione del MUOS. “L’infrastruttura - scrive il sindaco - oggetto di un protocollo d’intesa siglato l’1 giugno 2011 tra il Ministero della Difesa e la Regione Siciliana, oltre a destare preoccupazioni per l’impatto ambientale e per le possibili interferenze con i sistemi di volo dello scalo aeroportuale di Comiso, che in linea d’aria dista appena quindici chilometri dalla stazione MUOS e la cui apertura è imminente, suscita allarme anche per i probabili danni alla salute, provocati dalla esposizione ai campi elettromagnetici”. “Sento il dovere di ricordare – conclude il primo cittadino – che questa terra, già afflitta dalla presenza della mafia oltre che da due impianti petrolchimici (Gela e Priolo), ha una forte vocazione pacifista, e negli anni Ottanta fu teatro di una massiccia azione di protesta – che vide impegnato in prima persona Pio La Torre – contro la base Nato di Comiso. La Sicilia non può e non deve diventare la pattumiera d’Italia; i nostri figli non possono vedere ipotecati il loro futuro e la loro salute”.
È da segnalare infine la presentazione di un’interrogazione parlamentare sul sistema Usa per le guerre stellari da parte dell’onorevole Fabio Giambrone di Italia dei Valori. Nel sottolineare i gravi rischi per la popolazione e l’ambiante degli impianti di Niscemi, l’on. Giambrone ricorda come le emissioni elettromagnetiche potrebbero avere pesanti conseguenze sul traffico aereo. “La potenza del fascio di microonde del MUOS sarebbe in grado di provocare interferenze nella strumentazione di bordo di un aeromobile che dovesse essere investito accidentalmente”, scrive il parlamentare. “Queste eventualità non sono assolutamente da considerarsi remote e trascurabili, visto che l’aeroporto di Comiso (Ragusa) verrebbe a trovarsi a poco più di 19 chilometri dal MUOS e gli effetti per il traffico aereo del nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari sarebbero noti ai tecnici della Marina americana già da alcuni anni”.
In un primo tempo, infatti, la stazione di telecomunicazione satellitare doveva essere realizzata nella grande base aeronavale di Sigonella, alle porte di Catania. Poi però i militari Usa decisero di dirottare il MUOS a Niscemi date le risultanze di uno studio sull’impatto delle onde elettromagnetiche eseguito da due società statunitensi, la AGI - Analytical Graphics Inc. di Exton in Pennsylvania e la Maxim Systems con sede a San Diego, in California. I contractor elaborarono un modello di verifica degli alti rischi di irradiazione sui sistemi d’armi, munizioni, propellenti ed esplosivi, raccomandando così di non installare i trasmettitori in prossimità di velivoli dotati di armamento e di trasferirli in una località alternativa.
“Il Presidente della Provincia di Ragusa ha incontrato a Palermo i rappresentanti dell’Aeronautica militare e dell’Assessorato regionale alle infrastrutture, i quali, stando a dichiarazioni di stampa, avrebbero negato l’esistenza di interferenze tra il MUOS e l’aeroporto di Comiso”, scrive l’on. Giambrone. “Il gruppo consiliare IdV alla Provincia di Ragusa ha chiesto formalmente gli atti comprovanti la compatibilità tra la stazione di telecomunicazioni MUOS e lo scalo di Comiso ma, ad oggi, nessun atto è stato prodotto. La normativa comunitaria e nazionale sanciscono il principio secondo cui l’interesse nazionale perseguito con la realizzazione dell’opera pubblica deve comunque essere compatibile con l’interesse pubblico prevalente, costituito dalla tutela della salute e dell’ambiente. Quali indagini intende porre in essere il Governo al fine di verificare l’effettiva compatibilità tra il MUOS e il funzionamento dell’aeroporto di Comiso?”.
Antonio Mazzeo, giornalista, vincitore del premio nazionale Giorgio Bassani 2010 indetto da Italia Nostra 
Leandro Janni, consigliere nazionale di Italia Nostra, già presidente regionale di Italia Nostra Sicilia

NOTA_Con Antonio Mazzeo e i giovani del Movimento No MUOS stiamo preparando un esposto per la Procura della Repubblica.