PROMEMORIA PER IL FUTURO SINDACO
DI BELLUNO
Ai cittadini di Belluno sicuramente
spetta una palma all’insegna del dovere civico, se si guarda al posto occupato
in graduatoria nazionale di vivibilità urbana, nelle classifiche di questi
anni. I vari parametri che fanno attribuire un alto punteggio in graduatoria, è
merito dei comportamenti nella quotidianità dei bellunesi. La competizione
elettorale per la poltrona di sindaco a Belluno vede al momento più contendenti
e penso che l'inerzia virtuosa con una ordinaria amministrazione possa fare
conservare alla città più o meno la stessa collocazione in graduatoria degli
scorsi anni. Dunque, sembrerebbe che alla fine, un sindaco vale l'altro. Ma non
è così. La città, per merito proprio dei suoi cittadini, può ambire a un
sindaco che oltre ad una buona amministrazione possa dare anche quel quid in
più che è legittimo aspettarsi.
Ciò
che da elettore (come tanti altri spero) mi aspetterei, dalla schiera di
candidati che si sfidano, è un’idea ispiratrice di ricerca (utopistica) della
felicità dei cittadini che si può sintetizzare in occupazione, servizi di buon
livello, stop all’espansione edilizia a favore del recupero dell’esistente e
un’immagine di città in grado di conservare ed estendere il proprio alto
profilo di vivibilità. Tutto riassumibile semplicemente in un progetto
sistemico e articolato. Con obiettivi di qualità e non solo di quantità!
La
novità che ci si aspetta per un ecosistema urbano sostenibile,
deve per questo predisporre progetti e relative alternative da condividere
con i cittadini, in grado di inserirsi nell’idea di pianificazione per aree
vaste, mettendo in essere valori e risorse locali soprattutto. Deve rivolgere la sua attenzione e operare per le
persone prima e per le “cose” dopo.
Ciò posto, siccome
è facile attribuire colpe agli altri e meriti a se stessi, già sin d’ora, prima
delle elezioni, sarebbe interessante sapere se
qualcuno dei contendenti intende
assumersi il pubblico impegno di
amministrare la città attraverso una verifica periodica, in itinere, basata su un “sistema
di misura per indicatori”, con almeno tre grandi categorie di interesse locale:
-
il carico
delle attività umane sull’ambiente (perdite di rete idrica, consumi di acqua potabile,
di carburante, di elettricità, produzione di rifiuti, numero di auto pro capite
ecc.;
-
la qualità
dell’ambiente in termini di smog, inquinamento idrico, verde urbano, ecc.;
-
la qualità
delle politiche attraverso depurazione, raccolta differenziata, trasporto
pubblico, ecc.
assumendo come riferimento di partenza le attuali
condizioni.
Sarebbe
anche utile sapere cosa pensano i candidati a sindaco di un problema sospeso
come quello di piazza dei Martiri. Il silenzio da parte di tutti fa temere una pervicace
esecuzione del progetto “Interreg
Piave-Drava” e nessun interesse per un’alternativa sollevata da
associazioni e cittadini ai fini di un più consono restauro conservativo. Chi si
propone per amministrare, invece, dovrebbe provare ad immaginare come sarebbe
meglio, pensare ad un uso della piazza veramente per tutti i cittadini, incluse le minoranze le cui
diversità nelle abilità sono più accentuate. Parlo di barriere architettoniche da
rimuovere. Marciapiede, porticato, bordure di aiuole, pali per l’illuminazione,
ecc. sono ostacoli da mitigare, da segnalare per un loro superamento facilitato
ai fini del diritto alla deambulazione sicura, uguale per tutti.
Infine,
vorrei ricordare che l’istituto della variante è praticabile comunque, anche se
si vogliono conciliare innovazione e conservazione in un intervento già
progettato. Nel nostro caso ogni variazione per qualcosa potrebbe costituire
quel valore aggiunto che un semplice rinnovo non dà. A mo’ d’esempio, una modifica
praticabile per i lavori da realizzare in piazza, potrebbe essere rivolta ai percorsi
di passeggio già ben percepibili visivamente, rendendoli distinguibili anche per
via olfattiva e/o per sensibilità tattile orientativa e non senza un raccordo dei
vari livelli di pavimentazione.
Il recupero in sé comunque, per buona pratica, andrebbe
orientato verso un indirizzo più antropocentrico e meno commercio-centrico, non
foss’altro che per quel semplice rispetto dovuto al “genius loci” di quella piazza.
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