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giovedì 26 aprile 2012

Nove candidati per una poltrona (Elezioni amministrative 2012)

PROMEMORIA PER IL FUTURO SINDACO DI BELLUNO


Ai cittadini di Belluno sicuramente spetta una palma all’insegna del dovere civico, se si guarda al posto occupato in graduatoria nazionale di vivibilità urbana, nelle classifiche di questi anni. I vari parametri che fanno attribuire un alto punteggio in graduatoria, è merito dei comportamenti nella quotidianità dei bellunesi. La competizione elettorale per la poltrona di sindaco a Belluno vede al momento più contendenti e penso che l'inerzia virtuosa con una ordinaria amministrazione possa fare conservare alla città più o meno la stessa collocazione in graduatoria degli scorsi anni. Dunque, sembrerebbe che alla fine, un sindaco vale l'altro. Ma non è così. La città, per merito proprio dei suoi cittadini, può ambire a un sindaco che oltre ad una buona amministrazione possa dare anche quel quid in più che è legittimo aspettarsi.
Ciò che da elettore (come tanti altri spero) mi aspetterei, dalla schiera di candidati che si sfidano, è un’idea ispiratrice di ricerca (utopistica) della felicità dei cittadini che si può sintetizzare in occupazione, servizi di buon livello, stop all’espansione edilizia a favore del recupero dell’esistente e un’immagine di città in grado di conservare ed estendere il proprio alto profilo di vivibilità. Tutto riassumibile semplicemente in un progetto sistemico e articolato. Con obiettivi di qualità e non solo di quantità!
La novità che ci si aspetta per un ecosistema urbano sostenibile,  deve per questo predisporre progetti e relative alternative da condividere con i cittadini, in grado di inserirsi nell’idea di pianificazione per aree vaste,  mettendo in essere valori  e risorse locali soprattutto. Deve  rivolgere la sua attenzione e operare per le persone prima e per le “cose” dopo. 
Ciò posto, siccome è facile attribuire colpe agli altri e meriti a se stessi, già sin d’ora, prima delle elezioni, sarebbe interessante sapere se  qualcuno dei contendenti  intende assumersi  il pubblico impegno di amministrare la città attraverso una  verifica  periodica, in itinere, basata su un “sistema di misura per indicatori”, con almeno tre grandi categorie di interesse locale:
-         il carico delle attività umane sull’ambiente (perdite di rete idrica, consumi di acqua potabile, di carburante, di elettricità, produzione di rifiuti, numero di auto pro capite ecc.;
-         la qualità dell’ambiente in termini di smog, inquinamento idrico, verde urbano, ecc.;
-         la qualità delle politiche attraverso depurazione, raccolta differenziata, trasporto pubblico, ecc.
assumendo come riferimento di partenza le attuali condizioni.
Sarebbe anche utile sapere cosa pensano i candidati a sindaco di un problema sospeso come quello di piazza dei Martiri. Il silenzio da parte di tutti fa temere una pervicace esecuzione del progetto “Interreg  Piave-Drava” e nessun interesse per un’alternativa sollevata da associazioni e cittadini ai fini di un più consono restauro conservativo. Chi si propone per amministrare, invece, dovrebbe provare ad immaginare come sarebbe meglio, pensare ad un uso della piazza veramente per  tutti i cittadini, incluse le minoranze le cui diversità nelle abilità sono più accentuate. Parlo di barriere architettoniche da rimuovere. Marciapiede, porticato, bordure di aiuole, pali per l’illuminazione, ecc. sono ostacoli da mitigare, da segnalare per un loro superamento facilitato ai fini del diritto alla deambulazione sicura, uguale per tutti. 
Infine, vorrei ricordare che l’istituto della variante è praticabile comunque, anche se si vogliono conciliare innovazione e conservazione in un intervento già progettato. Nel nostro caso ogni variazione per qualcosa potrebbe costituire quel valore aggiunto che un semplice rinnovo non dà. A mo’ d’esempio, una modifica praticabile per i lavori da realizzare in piazza, potrebbe essere rivolta ai percorsi di passeggio già ben percepibili visivamente, rendendoli distinguibili anche per via olfattiva e/o per sensibilità tattile orientativa e non senza un raccordo dei vari livelli di pavimentazione.
Il recupero in sé comunque, per buona pratica, andrebbe orientato verso un indirizzo più antropocentrico e meno commercio-centrico, non foss’altro che per quel semplice rispetto dovuto al “genius loci” di quella piazza.

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