(Nota di Giuseppe Cancemi)
Le
esigenze di recuperare un centro storico, in generale, non sono
nuove. Caltanissetta, per l'ennesima volta e con grande ritardo
rispetto al contesto italiano, si cimenta con una nuova proposta
progettuale di riutilizzo-rinnovo a partire dal quartiere
“Provvidenza”. La premessa che muove il Piano di Recupero, cerca
di giustificare le proprie scelte ritenendo di essere “ in linea
con le direttive nazionali e comunitarie” e motivando un fine che è
quello di “contenere il consumo del territorio”. Sostiene di
adottare un criterio improntato all'ecocompatibilità, al recupero
delle valenze architettoniche, e avanza anche, tra le “nuove
esigenze” irrinunciabili dei luoghi, requisiti di “accessibilità
- anche carrabile”, assai discutibili.
La
relazione del nuovo Piano di recupero dopo 30 anni e alcuni passaggi
oramai storicizzati, rivela un'unica tendenza: l'attesa ripagata dal
tempo, dei prevedibili crolli per vetustà, che ripropone alla fine,
un antico disegno di politica urbanistica orientato ad una
edilizia, per il centro storico, sostitutiva dell'esistente. La nuova
(si fa per dire) tendenza nelle scelte di quest'ultimo piano di
recupero, a distanza di altri precedenti tentativi, fa emergere la
pervicace volontà politica di volere a tutti i costi sostituire il
«vecchio» col nuovo. Un passo della revisione del P.R.G. dell’anno
1982 riportata dalla relazione, a proposito dei passati Piani di
Recupero ai sensi della L.N.457/78 usato a suffragio delle tesi
sostenute dai redattori del PR così si esprime: ”Nelle more della
redazione di tali Piani, gli unici interventi ammissibili potevano
essere”, solo, “quelli di manutenzione ordinaria, straordinaria
e” di “risanamento conservativo”. Per inciso, termini corretti
nel restauro dei centri storici sostenuti dalla cultura urbanistica
corrente ma evidentemente non condivisi, poiché utilizzati in un
ragionamento del tipo: prima non si poteva intervenire in modo
diverso da quello prescritto, ora sì.
Il
tempo, è stato galantuomo (sic!). I quartieri della Provvidenza man
mano che crollano sono ora transennati per pericolosità e pronti a
ogni soluzione di nuova edilizia.
Verrebbe da dire... ci
siamo! Con l'emergenza sicurezza si può e si potrà giustificare
tutto.
Il Comune nel timore che si
verifichino crolli a danno degli abitanti del c.s. si attrezza per
operare senza veti. Il passaggio è lineare: con il timore dei
crolli, lo scopo preventivo del Comune consente di provvedere ad
allontanare gli occupanti delle abitazioni pericolanti in c. s. e si
barricano gli accessi al quartiere in attesa di potere intervenire
secondo una logica prevalentemente «modernizzativa» a partire degli
slarghi, alcuni già oggi diventati parcheggi per auto. Vedasi
esempio in foto di immagine documentata nella relazione del Comune di
Caltanissetta.
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Foto di Leandro Jannì |
Pericolosa
tendenza annunciata: largo alle auto
In
clima di emergenza scompare ogni precauzione e interesse per il
destino dei nuovi sfollati (tali per condizioni economiche precarie)
che per questa tendenza si candidano con molta probabilità a formare
le baraccopoli nissene. Già in passato gli abitanti della
Provvidenza erano degli invisibili, non venivano considerati nei
cosiddetti piani di recupero, figurarsi ora che i crolli incombono.
La
ricca documentazione fotografica del degrado nella formazione dei
piani di recupero, riportata nella relazione dell'ufficio tecnico
comunale, preconizza la “soluzione finale”.
Nella
formazione del Piano, la relazione, com'era prevedibile nella logica
delle città materiali, esamina la presenza degli abitanti -
incidentalmente e senza dati recenti - evidenziando uno spopolamento
del c. s. nella dinamica complessiva dell'occupazione degli immobili
a fronte di ripopolamento con persone non italiane. Evitando di
entrare, per esempio, nel merito della composizione della proprietà
immobiliare e la tipologia degli attuali abitanti. In buona sostanza
viene rafforzata la necessità di intervenire per motivi igienici, di
decoro e di stabilità degli immobili. Nessuna relazione con le
esigenze abitative dei nisseni e non.
***
In sintesi
Dalla
relazione emerge la logica dell'emergenza eletta a metodo.
Aspettiamo... con i crolli la necessità di allontanare gli abitanti
(prima più difficile) ora si fa cogente e si può anche diradare a
misura (si fa per dire) d'auto. Si può costruire il nuovo.
Manifestamente sembrerebbe l'unica possibilità. Con ruderi
irriconoscibili la demolizione e ricostruzione con aumento della
volumetria in verticale, il diradamento in orizzontale per parcheggi
e l'allargamento di strade saranno accettati perché apparentemente
indolori.
Se la
partecipazione alla formazione dell'ennesimo piano serve a
corresponsabilizzare una scelta non solo urbanisticamente da
retrovia ma soprattutto etica, la risposta, a mio avviso, è no!
La
sfida che si può lanciare, invece, deve puntare ad un recupero
tendenzialmente conservativo e sostenibile. Si deve
partire dalle esigenze dei futuri cittadini abitanti di un ambiente
urbano storico a misura d'uomo com'era.
L'insediamento previsto, pur
senza uno studio sociologico che doveva essere approntato, si può
ipotizzare formato da anziani, giovani coppie, singoli, tra i quali
nuclei familiari con poche risorse economiche.
Gestione
Con le
strategie giuste e con un patto di solidarietà da inventare, si
possono organizzare sistemi di partecipazione al restauro,
affiancate da corsi di formazione professionale indirizzata al
recupero edilizio per piccole imprese e lavoratori con contratti ad
hoc sostenuti da Comune, IACP, cooperative, privati, cassa edili,
sindacati, confindustria, imprenditori, lavoratori-corsisti, ecc.
Le
risorse economiche dovranno essere reperite, tra finanziamenti agenda
2000, cassa depositi e prestiti, BOC, finanziamenti IACP e
cooperative, finanziamenti prima casa, capitali d'investimento
privati, nonché banche, specie le locali, attraverso le quali con
garanzie pubbliche, dovranno essere indotte ad erogare anche piccoli
prestiti. I cittadini tutti, gli interessati per primi, coinvolti
nei vari passaggi: dal progetto ai finanziamenti alla realizzazione,
assumeranno il ruolo di protagonisti del cambiamento. Il Comune dovrà
fondare un ufficio casa perenne per seguire tutte le operazioni di
recupero.
Le
proprietà pubbliche recuperate per prime, dovranno servire da spore
per innescare un processo virtuoso di parcheggio in attesa del
restauro, formazione/collaborazione, restituzione e così via.
Quali
agevolazioni si possono attivare riguardano: le facilitazioni
burocratiche, la riduzione degli oneri di urbanizzazione, degli
incentivi vari sui costi (cantiere, smaltimento sfabbricidi, ecc.) e
sulle scelte di sostenibilità.
Quale restauro
In
merito alla sostenibilità vanno orientate scelte di interventi che
tengano conto della bioarchitettura (verifica della presenza del gas
radon, basso in/out energetico, cappotto termico ecc.).
Risparmio idrico, con
recupero delle acque piovane e/o ricircolo delle acque grige
Risparmio energetico
(pannelli fotovoltaici, energia solare-termica) Eventuale
sperimentazione di teleriscaldamento con TOTEM e/o geotermia
Efficienza energetica su
tutto, elettrica e termica.
La vera
sfida va concretizzata confutando la ricostruzione e/o diradamento
(data per scontata per i ruderi) con il mantenimento del disegno
urbanistico del luogo (es. della Provvidenza con caratteristiche
ippodamiche). Cioè, mantenendo la maglia urbana del quartiere,
scongiurando il preteso sacrificio della dimensione ad uomo per
sostituirla con quella a misura di automobile (impossibile) per vari
motivi. Non necessariamente costituzione di volumi in altezza
consimili ai precedenti ma livellamento, eventualmente, in basso per
lasciare passare la luce la dove si ricostruisce e liberazione da
superfetazioni per spazi di preesistenti, cortili, giardini e slarghi
interni con pozzi.
Tipi di intervento
Acquisizione
(o intervento con partenariato Pubblico/privato) di immobili privati
in centro storico per la loro valenza storico-urbanistica, da
consolidare ristrutturare e restaurare e da destinare agli usi
pubblici previsti dal piano particolareggiato o di comparto. Possono
altresì, allo stesso scopo, essere acquisiti immobili diruti o non
abitabili per essere destinati dopo la loro sistemazione ad edilizia
residenziale pubblica (case parcheggio, alloggi, immobili di
scambio).
Il
recupero deve essere occasione di opportunità per crescere, non
scusa per dare al centro storico un nuovo che modifica, cancella i
segni del passato, mortifica l'immagine di Caltanissetta.
Belluno, 24/2/2013