I cosiddetti vulcanelli (o vulcanetti che si voglia) di Caltanissetta sono un problema per chi si trova ad abitare vicino o addirittura sui terreni interessati dal fenomeno. Come si sa, sono manifestazioni gassose che provengono dal profondo sottosuolo e si rivelano all’esterno con emissioni fangose gorgoglianti nei vari conetti di fango, in un paesaggio fango-argilloso grigio con rari ciuffi qua e là di piante, dove queste riescono a colonizzare il suolo. A parte i problemi di staticità che provocano alle costruzioni esistenti su quei suoli, anche il semplice mantenimento di un parco naturale, difficilmente si può pensare che una vegetazione non spontanea possa attecchire.
Le argille hanno struttura cristallina
dalle dimensioni minime inferiori ai 2 micron e proprietà colloidali. È costituita
da silicati di alluminio mescolati con altri minerali. I tipi di argille sono chimicamente diversi e
si distinguono per nome come: illite, clorite, glauconite, caolinite, montmorillonite,
attapulgite e sepiolite, sette in tutto. Sin dall’antichità,
l’uomo ha attribuito all’argilla proprietà curative, antisettiche e cosmetiche.
L’interesse dei moderni si rivolge massimamente verso gli usi omeopatici ed
estetici.
Insomma, questa argilla che si ritrova all’esterno
in mucchietti sul suolo di Terrapelata, oltre a testimoniare un fenomeno
geologico, saprà suggerire alla fantasia umana e in particolar modo ai nisseni un
uso compensativo sostenibile?