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mercoledì 18 gennaio 2012

Elettrosmog prossimo venturo





Della nuova ondata di antenne per telefonia mobile (il cellulare, per intenderci) che si prevede a breve, è bene parlarne perché non può e non deve passare inosservata lasciando le cose come stanno. Si pronostica che oltre ventimila nuove antenne si riverseranno sul territorio italiano. E di queste, quante ne toccheranno a Belluno?  Non sappiamo! Si può solo anticipare che finiranno su balconi, terrazzi, cortili e giardini e che due istituti autorevoli (l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambiente e l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) preventivamente segnalano la possibilità che si alzi la soglia del rischio di ammalarsi di cancro.  Infatti, gli attuali  limiti posti agli impianti di telefonia, fonti di elettromagnetismo, sono stati aumentati da una recente legge fino al 70%. L’evoluzione tecnologica dei nuovi telefonini, proiettata verso un sempre più rapido collegamento con internet, ha immesso sul mercato un’altra generazione (4G) di apparecchiature: la quarta. I gestori della telefonia mobile sono pronti ad assecondarla, ognuno con propria antenna in nuovi siti, non potendo utilizzare gli attuali al limite delle emissioni consentite. È in gioco la soglia precauzionale dei 6V/m che rischia di saltare.  Se i Comuni non si “attrezzeranno”, si rischia il far west delle antenne e un aumento incontrollato di nuove emissioni a danno degli obiettivi di qualità, che ogni Comune dovrebbe avere già adottato.
Questa attesa nuova espansione di antenne sul territorio, è foriera di altra diffusione di elettrosmog, e complica la non facile difesa degli abitanti dalle radiazioni non ionizzanti che, se non già affrontata prima, ora diventa non più eludibile. Ciò a cui bisogna stare attenti, è il potenziamento (interazione) di più emissioni in contemporanea.
Tutti i Comuni da tempo, già per il principio di precauzionalità, avrebbero dovuto modificare il regolamento edilizio per dare posto a norme riguardanti la collocazione di antenne con relative SBR (Stazioni Radio Base) comprese.  Queste norme, non più rinviabili, hanno lo scopo di proteggere in prima istanza le cosiddette aree sensibili alle radiazioni come: scuole, strutture sanitarie, istituti per anziani, etc. e secondariamente i beni culturali da un sicuro quanto deleterio impatto visivo.
Per fortuna, le radiazioni non ionizzanti (diffuse dalle antenne in questione) non si accumulano, diversamente dalle ionizzanti provenienti dal nucleare, più critiche. Quindi, l’esposizione se avviene per tempi brevi, anche ripetuti, non è pericolosa quanto quella delle radiazioni nucleari. C’è solo da temere per una eventuale esposizione oltre i prescritti valori di attenzione, prolungata nel tempo.
Spetta dunque ai Comuni il compito di rivedere/fare un regolamento ad hoc o aggiungere uno o più articoli all’esistente regolamento edilizio per  predisporre, prevenire e regolare l’avvento della banda larga che tuttavia è alle porte.
Regolamentare la collocazione di nuove  e vecchie antenne, comunque, non avrà il solo scopo di proteggere la salute dall’elettrosmog, ma anche quello di ovviare la collocazione di nuovi elementi intrusivi in prossimità di beni culturali e ambientali, la cui percezione visuale ne risulterebbe sicuramente disturbata.

Giuseppe Cancemi
 ***

Cercando e ricercando nel sito del Comune di Belluno all’indirizzo:
http://edilizia.comune.belluno.it/impianti-di-telefonia-mobile
ho trovato dei documenti che si riferiscono ad una: VARIANTE  AL  PRG relativa  agli  impianti  di  telefonia  mobile approvata dal C.C. in data 28.1.2002 con deliberazione n.2.  La  Variante  al  Piano  Regolatore  Generale consta dei  seguenti elaborati:
.  Relazione
.  Norme di attuazione
.  Tavola  A  1 :20.000
.  Tavola  B  1 :20.000
.  Tavola  1  1 :5.000
.  Tavola  2  1 :5.000
.  Tavola  3  1 :5.000
.  Tavola  4  1 :5.000
.  Tavola  5  1 :5.000
.  Tavola  6  1 :5.000

Negli elaborati sono rappresentati i luoghi di maggiore sensibilità e i posti dove è possibile installare gli impianti di telefonia mobile.

Curioso che nelle norme di attuazione si rassicura che: “ La  presente  Variante  non  altera  in  alcun  modo  gli  indici  di  edificabilità,  le  modalità  di calcolo  dei  parametri  urbanistici  e  le  destinazioni  d'uso  ma  interviene  nell'individuazione delle  aree  idonee  all'installazione  degli  impianti  e dei  siti  nei  quali  è esclusa  o  limitata.”
 Nel complesso, dagli elaborati, non sembrano emergere le legittime preoccupazioni del rischio elettrosmog e, in proiezione, le precauzioni da adottare per una possibile insidia che può manifestarsi con l'intensificarsi delle stazioni radio base e relative antenne.
Ciò che andrebbe fatto precauzionalmente, a mio modesto parere, per prevenire un inquinamento elettromagnetico, riguarda la conoscenza diffusa dei dati e le misure da adottare per contenere il rischio.

A tale scopo servirebbe:

-   una capillare conoscenza di tutte le stazioni emittenti già installate con relativi  lobi di radiazione delle antenne e loro potenza irradiata (isoonde);
-    un monitoraggio (osservatorio) sull’incidenza delle malattie tumorali, specialmente infantili, effettuato dal presidio sanitario ospedaliero;
-    un costante impegno d'informazione periodica (internet, chiosco, TV, ecc.) per i cittadini, che consenta di verificare gli obiettivi di qualità programmati;
-    quali misure di cautela generale e quali obiettivi di qualità si vogliono perseguire (mediante rilevamento con sensori nei punti sensibili e a campione nelle varia parti del territorio urbano);
-  quali prescrizioni, incentivazioni e/o migliori tecnologie adottare per diminuire il rischio da elettrosmog.

Giuseppe Cancemi



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