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mercoledì 30 novembre 2011

Dalle lettere al Corriere delle Alpi



Articolo pubblicato il 24/11/2011



La mia moderata polemica (pubblicata dal Corriere delle Alpi il 30/11/2011)

La critica apparsa nella lettera a questo giornale di “intervento a sproposito” del “super partes” nostro Presidente della Repubblica, dell’Italia unita dalle Alpi a Capo Passero, non l’accetto e non può passare inosservata da chicchesia. Il tacere su affermazioni inusitate verso le azioni della figura dell’italiano che meglio ci ha rappresentati nel mondo in questi ultimi difficili anni, fa pensare che tutti si sia d’accordo con chi spande sottile “razzismo” per un verso e “disprezzo” delle istituzioni dall’altro.
Usando lo stesso sillogismo dialettico potrei dire che un prete è un prete e non può dire tutto quello che crede. La sua critica al Presidente Napolitano appartiene al linguaggio gratuitamente irriverente verso le istituzioni che nelle nuove generazioni provoca disorientamento verso le figure autorevoli. Nel merito, il 150° anniversario dell’Unità d’Italia festeggiamenti sì festeggiamenti no, rimette in discussione l’italianità. Un dato di fatto che ha radici d’identità elaborate da oltre un secolo e che solo relativamente di recente, alcuni, inopinatamente rivendicano, come parte opulenta dell’Italia che “mantiene la povera”, una “questione settentrionale”. All’annosa “questione meridionale”, mai risolta, contrappongono una giusta richiesta, ponendola però miopisticamente senza una lettura sistemica, complessiva, della problematica di sviluppo che dev’essere di tutto il popolo italiano. Il primo ministro sen. Monti, è stato scelto e nominato da tutti gli italiani tramite il loro Presidente, senza ricorrere alle urne. La democrazia  italiana ha la Costituzione e il Popolo. La Costituzione ha un suo “sacerdote” e il popolo si esprime anche attraverso le piazze, i media e oggi anche con internet. Dunque, tutto regolare per un’Italia che aveva perso la faccia e che necessitava di un riscatto che non poteva più aspettare.
Infine, da un “don” nelle sue legittime esternazioni ci si aspettava un minimo di allineamento con l’ordine di appartenenza. Ricordo per me stesso che la Conferenza Episcopale Italiana, tramite il suo autorevole rappresentante (mons. Crociata) in un convegno della Caritas recente, non a caso fa appello ai cattolici tra l’altro di “cittadinanza responsabile” e di creare “un clima, una mentalità e uno stile, diffusi a livello collettivo, che siano ‘caritatevoli’”.
Mi perdoni il reverendo, ma giudicare il fenomeno migrazione (doloroso per tutti) semplicemente qualcosa che fa evocare la legge del taglione, non mi sembra appropriato e anzi mi permetta di considerarlo "spropositato".

Giuseppe Cancemi
BELLUNO