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lunedì 14 novembre 2022

Belluno:ancora supermercati ?

 
NUOVI SPAZI DI VENDITA A BELLUNO SENZA UN PERCHE'
















La recente proposta comunale di inserire in alcune aree della città altri nuovi supermercati, non appare come un buon segnale organizzativo. Molte persone non riescono a capire la ratio di queste modifiche urbanistiche, che altererebbero il tessuto consolidato. Anche in termini di business economico, per chi eventualmente volesse investire, non se ne intravede una convenienza, se si guarda anche solo a "spanna", alla concorrenza di zona e ai numeri della platea degli eventuali potenziali clienti ipotizzati.

Con maggiori elementi studiati, attraverso un'analisi multicriteria forse, si dovrebbero ricercare tutti gli elementi che permettono di determinare le eventuali possibilità di scelte alternative, compresa l'opzione 0.

Metodologicamente, un progetto che coinvolge anche scelte urbanistiche non può non analizzare per esempio, i flussi attraverso una rappresentazione delle distanze con isocrone, e quanti potenziali clienti con mezzi a motore o a piedi, dovrebbero recarsi al previsto punto di vendita e dunque ad una diversificata accoglienza.

Altra incognita che andava determinata è per quale rapporto attuale tra domanda e offerta commerciale, sono state analizzate le singole aree, nonché per quale motivo urbanistico di zona c'è necessità di nuovi insediamenti commerciali.

Dunque, resta sospesa la questione, finora non trasparente sulla necessità che il Comune vuole “regalarci” ancora nuovi insediamenti commerciali. Ma non è questo il punto. In termini più semplici, ci manca la comprensione di qual è il complementare contributo che dovrebbe dare ogni singolo insediamento commerciale che si prevede, all'assetto urbanistico esistente.

Eppure, dovrebbe essere noto che qualcuno di questi nuovi insediamenti senza una chiara visione, potrebbe perfino dare vita ad un ipotetico, non improbabile, inserimento di soggetti a cui la DDA in Italia presta molta attenzione.

Per quanto la necessità e l'ansia di “consumare” possa essere “grande” nei bellunesi, la grande distribuzione presente a Belluno appare già, come quella di una città metropolitana. E così, a lume di naso, molti pensano che l'ammazza negozi di vicinato, la circolazione automobilistica con un solo passeggero, le code ai pochissimi semafori, la mancanza di parcheggi dove ognuno di noi ne vorrebbe tanti ed altro ancora, forse, sono il risultato di una urbanizzazione, perlomeno, non molto studiata.

La nuova disciplina del commercio, che dai tempi del decreto Bersani, ha esautorato la potestà comunale in materia di urbanistica, affidando alle regioni la programmazione per l'insediamento delle attività commerciali, ha mostrato e mostra ancora tutti i suoi primordiali limiti.

Alla sua prima applicazione richiesta (180 gg. dopo la Legge Regionale n. 50/'12, spostata dal Regolamento Regionale n. 1 /'13) che sembrava ricomporre una visione d'insieme tra progettazione urbanistica e ubicazione delle vendite al dettaglio, non pare abbia dato gli attesi risultati. Prima di tutto perché, come a Belluno, dei suoi esiti se ne sta prendendo atto con qualche decennio di ritardo.

In teoria sappiamo, che gli indirizzi stabiliti dal regolamento dovrebbero essere articolati con la pianificazione territoriale ed urbanistica, la dotazione dei parcheggi, l'impatto su mobilità e trasporti. Ovviamente, non in contrasto con quanto prevede il vigente D I. 1444/'68. Cioè con quegli Standard residenziali che stabiliscono le dotazioni minime, le destinazioni d'uso e tutto ciò che rappresenta il carico urbanistico realizzato.

Ciò che quel decreto nazionale fissa, riguarda, tra l'altro, i rapporti massimi tra spazi destinati agli insediamenti residenziali, a quelli produttivi e agli spazi pubblici. Nonché ad altri riservati alle attività collettive, di verde pubblico e di parcheggi.

Viene a questo punto da chiedersi, se mai sia stata fatta una qualche revisione di area, per verificare gli standard residenziali. Il Parco città di Bologna del '60, ad esempio, è lì a dimostrare una riduzione di superficie di oltre la metà, a fronte di una dotazione di verde, minima, che dovrebbe essere di 9 mq per ogni abitante. 

Ci ha mai pensato qualcuno a una revisione del verde pubblico?

Il Comune, prima di avviare questi ultimi insediamenti commerciali (sembrerebbe ad insaputa del cittadino) si spera che abbia almeno approvato una qualche revisione d'area del PRG, mediante una valutazione oggettiva delle aree prescelte. Non trascurando magari, di formare una graduatoria nelle assegnazioni di zona, basata su criteri valoriali di tipo sociale, occupazionale, ambientale e viabilistico.

Diversamente, se ciò non si è stato fatto, il cittadino di Belluno continuerà a non capire il perché si vogliano ancora sacrificare al commercio, nuove abbondanti superfici di un territorio abbastanza urbanizzato.

Giuseppe Cancemi

Provare ad informarsi on line, comunque, non è stato possibile. la risposta del sito di sabato 12 è stata : “www.edilizia.comune.belluno.it al momento non è in grado di gestire la richiesta.”.

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Immagine per coloro che continuano a credere nell'espansione delle città. La rappresentazione non è esteticamente bella e non è mia
ma è... SIGNIFICATIVA!