BREVE NOTA PER UNA RIFLESSIONE POLITICA DEL CONSIGLIO COMUNALE
La nuova geografia
politica comunale per Caltanissetta è una non novità. I recenti assetti
amministrativi che hanno riconfigurato le sette commissioni consiliari e i
successivi incontri dei partiti di maggioranza, evidenziano nella risonanza
della cronaca locale, un cambiamento di rotta, mentre a rifletterci, sembrano
più le solite manovre gattopardesche: del cambiare tutto per non cambiare nulla.
Penso invece che i nisseni si aspettano, e non da ora, un reale cambiamento
della gestione della cosa pubblica: Comune. Tutti oramai sanno che a
Caltanissetta - tra le ultime città in graduatoria nazionale per vivibilità -
le amministrazioni cambiano ma le condizioni di vita della città permangono. Nel
sentire della gente, tra amministrazione della città teleguidata e altre fatte
da dilettanti, la musica non cambia. I nisseni oramai sono rassegnati e non
fanno più alcuna distinzione. Definiscono le amministrazioni tutte uguali. Come
non dare ragione ad una simile definizione tout court, semplicistica ma
di effetto? Sì perché se la vogliamo dire tutta, la città per voce di popolo,
non viene da tempo amministrata dagli eletti, dai cosiddetti politici, ma piuttosto
di chi lavora in Comune: impiegati, operai e dirigenti. I rappresentanti del
popolo, da tempo non rappresentano altro che la forma (e non la sostanza) delle
leggi discendenti dalla Costituzione.
A questo punto, forse, il 2016 dovrebbe
portarci un nuovo Statuto comunale o anche un suo aggiornamento. Il perché è
semplice, bisogna oramai traghettare una conduzione amministrativa verticistica
e gerarchica rigida, con un'area dirigenziale inamovibile, verso una
amministrazione orizzontale, flessibile, in grado di organizzare con criteri di
funzionalità: confronto, condivisione e realizzazione dei vari progetti.
L'innovazione deve riguardare l'esclusione di quell'area dirigenziale per ora
fissa. I tempi sono oramai maturi per una organizzazione a valle delle scelte
politiche senza vincoli. E' necessario che la politica si riappropri del
proprio ruolo e della relativa responsabilità. L'indeterminatezza di ruoli,
funzioni e responsabilità che si vede tutte le volte che qualcosa non funziona,
rende non riconoscibili i personali compiti di quegli individui che debbono
eseguirli in risposta alle progettazioni politiche. L'eventuale figura del
dirigente a fini organizzativi, nel nuovo statuto, non obbligatoria ma
facoltativa, deve entrare solo se prevista dal progetto. Il Consiglio comunale,
nel suo formulare indirizzi perché vengano attuati dalla Giunta, non deve
entrare nel merito, sulla necessita o
meno della figura dirigenziale. Deve lasciare al potere esecutivo la relativa
decisione. Insomma, mani libere per il Comune, nei confronti delle eventuali
figure dirigenziali future. Nelle nuove norme statutarie, fatti salvi i diritti
degli attuali dirigenti pubblici esistenti, le nuove collaborazioni dovrebbero
essere con contratto a termine e con garanzia di risultato raggiunto e una ben
individuata eventuale responsabilità nella cosiddetta catena, di “comando”. In
merito alla Giunta, l'introduzione della sfiducia del Consiglio ad un assessore potrebbe essere
altro elemento salutare per meglio amministrare. Non avrà valenza giuridica, ma
segnalerebbe un problema tra Giunta e
operato di quell'assessore come utile elemento di valutazione che
aiuterebbe il Sindaco nel caso di
un'eventuale sostituzione. E tempo che lo Statuto rinnovi metodi e ruoli in
modo che la politica e le sue realizzazioni abbiano nome, cognome e precise
responsabilità.
Insomma, il nuovo Statuto
con poche ma necessarie modifiche come quelle accennate, potrebbe dare nuova
linfa al bisogno di aggiornare la rotta di un'amministrazione come quella
nissena che vuole avere gli strumenti giusti per una conduzione realizzativa
senza impedimenti ed ostacoli. Così finalmente sapremo veramente di chi sono le
responsabilità e di chi fa o fa finta di fare!