Aggiungi...


Condividi questo articolo

martedì 25 giugno 2013

Centro storico di Caltanissetta

SCELTE PUBBLICHE e democrazia partecipata

Centro storico. Pronunciato, sollecitato da visione, letto o pensato, in due semplici parole suscita un riflesso condizionato a livello di pensiero. La nostra immaginazione fa selezionare dalla memoria alcune immagini - che ognuno incosciamente ricava secondo un proprio vissuto, la propria esperienza, la propria cultura - le quali ci restituiscono una personale idea del passato.
La parte più antica di ogni città, sembra essere messa lì per sintetizzare un'immagine dell'urbe attraverso una testimonianza concreta, frutto dell'umanità che l'ha attraversata. Le contese attorno al vecchio nucleo urbano per il suo mantenimento, non da ora sono oggetto di contrapposizioni spesso anche aspre. La questione di fondo, però, è sempre economica e/o di spessore culturale della comunità che lo ha prodotto.
In Italia la decisione di mantenere attraverso il restauro i centri storici è stata una scelta sofferta. Non sempre e non tutti i territori hanno optato per un'integra conservazione. Eppure, l'opzione verso i beni culturali come risorsa, che qualcuno ha anche chiamato "giacimenti culturali", per l'Italia e principalmente per la Sicilia dovrebbe essere una scelta obbligata. Peccato che Caltanissetta ha rinunciato da tempo a conservare la dignità storica del suo centro città. Ha permesso di operare con leggerezza abbattimenti e trasformazioni di testimonianze storiche e di converso ha consentito inclusioni di manufatti anonimi nel cuore della città, quando non lasciata crollare pezzo per pezzo. Ora con la "minaccia" dei crolli sempre più frequenti, dell'igienicità e della sicurezza che ne derivano, si è costruita una “carta del rischio”, si coinvolge la Protezione civile e l'emergenza diventa così una “strategia” per intervenire senza ulteriori “ostacoli”. Mi chiedo e chiedo se molto prima era possibile, a norma di legge, impedire che si arrivasse ai crolli.
Ora si sa che a breve si avvieranno i primi lavori di “recupero”, condotti in sinergia da IACP e Comune, relativamente poca cosa rispetto allo stock edilizio da recuperare e alla domanda di alloggi della città mai quantificata. Ma si teme però, che l'intervento proposto, soprattutto avvii una politica di trasformazione che possa compromettere la riconoscibilità del centro storico.
Con questo timore si è mosso l'associazionismo ambientalista regionale e nisseno e alcuni tecnici sensibili alla “questione del centro storico”, chiedendo un incontro all'assessore all'urbanistica ma ottenendo una risposta seccata e quasi intimidatoria. Ha detto l'assessore, in buona sostanza: che l'intenzione di andare avanti è “ferma e irrevocabile”, che ha avuto tutti i permessi dovuti, compreso quello della soprintendenza e che ha “chiesto agli uffici del Comune di accertare se sussiste l'ipotesi a carico degli stessi tecnici di turbamento della procedura avviata”.
Suscita incredulità l'intimidazione fatta verso chi per senso civico prova a dire la sua per temi che riguardano la cosa pubblica. Penso che con tali risposte venga mortificata la partecipazione e non capisco quale offesa di “lesa maestà” possa avere potuto provocare il documento presentato da ambientalisti e professionisti.
Penso che la sovranità popolare dovrebbe avere l'ultima parola specie quando si tratta di scelte che si trasferiranno ai posteri. Trasparenza e partecipazione, rifacendomi alla prolusione, sono anche queste due parole ma che stavolta, però, evocano concetti di comportamento che in democrazia dovrebbe essere patrimonio di tutti, specie per gli amministratori. Per amministrare bene, lo ricordo per me stesso, non basta adempiere ai doveri di legge, occorre anche fare in modo che la democrazia sia alla portata di tutti. E forse, i problemi della città troveranno una soluzione più condivisa, e non solo di “palazzo”.
Giuseppe Cancemi