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martedì 2 gennaio 2024

La Pista per il Bob a Cortina

UNA STORIA SENZA FINE


La foto alberata rappresenta quello che è il luogo: lo stato di fatto.

Il progetto fa 'sparire' gli alberi, facendo illudere su una 'immaginata' neve che non si vede da anni.


 Gira e rigira dopo più volte avere letto e sentito dire che la pista di bob a Cortina non si può e non si deve fare, torna ancora arrogantemente riproposta da un potere politico dal volto sovranista che vuole imporre ciò che in democrazia si respira come, non si sa, se logica autoritaria o abuso di potere.

Il binomio Comitato Olimpico Italiano e Regione Veneto continuano ad insistere nel volere realizzare questo 'prestigioso oggetto' di rivalsa politica, forse, per rassicurare i “tycoon de noantri” su chi “comanda” in Italia.

Tutti in Italia e fuori però sanno, a vari livelli, che una nuova pista sportiva per pochissimi interessati: atleti e tifosi, economicamente esosa e dannosa per l'ambiente naturale, non è e non può essere un irrefrenabile oggetto del desiderio, neanche per gli stessi veneti.

Il bob in Italia ha due squadre di 9 uomini e una donna. Complessivamente, non si sa neppure quanti siano i praticanti di questo sport. Si stima, che possano essere da venti a trentotto persone in tutto. I bob club presenti in Italia, infatti, sono solo in poche località montane come Cortina, Cesana Pariol, Lorenzago, Pelos e Mottarone34.

Diciamo che è uno sport che non può dirsi neanche di élite, per la sua presenza numericamente insignificante sul territorio. Se per tale sport da 'gruppo esclusivo' si discute da qualche anno per una sua apposita pista, costosissima in termini soprattutto ambientali, viene da chiedersi se c'è un perché. Sfugge, una tale aberrazione a moltissimi italiani, i quali, lontani e contrari al solo pensiero che tale costo (superiore ai 100 milioni) possa gravare su tutti e, ironia, anche su quelli che forse nella loro vita, hanno visto la neve solo qualche volta in televisione.

A parte ogni altra considerazione, la realizzazione di un simile obbrobrio in ambiente naturale, se realizzato, costerebbe il sacrificio di centinaia di alberi ed una forte compromissione dell'ecosistema montagna, che finora ha contribuito al mantenimento dell'alta biodiversità italiana nel mondo.

Da un punto di vista pragmatico, facendo un po' i conti della serva, intanto, il costo non sarà di 100 milioni come dicono, ma ancora di più. Se non ricordiamo male, per quello di Cesana Pariol (TO) di qualche tempo fa, utilizzato per una ventina di eventi e 6 anni di vita, è costato oltre i 100 milioni.

Nel nostro caso, anche con solo 100 e passa milioni per 38 utilizzatori, la spesa di quasi 3 milioni per ogni atleta rimane sempre esagerata, anche se si escludono i costi annuali di gestione.

Domanda: con un finanziamento pubblico, si può creare una struttura sportiva, il cui costo elevato non considera il suo risaputo scarso impiego per i pochi atleti, e un quasi inesistente potenziale di eventuale pubblico?

Una simile spesa, se non è paragonabile a quella fatta singolarmente per tutte le altre specialità agonistiche per atleti e pubblico assai numerosi (di élite e di massa), non è solo una ingiustizia sociale, ma un discrimine, uno schiaffo morale a tanti altri atleti e a chi ha scelto di seguire altre specialità competitive.

L'artificio che la cifra comunque, per qualcuno, è giustificabile per una qualche ulteriore primato mondiale conseguibile, è una falsa misera aspettativa. Nelle competizioni agonistiche, i primati conseguibili sono tanti, e numerosi gli atleti che li ambiscono. Nella competizione di Milano-Cortina di cui parliamo, si contano 16 discipline olimpiche, e le loro strutture olimpiche dai costi ed oneri generalmente più conternuti, praticate da pattuglie di atleti che vi competono, non sono considerate certo inferiori sia nel prestigio che nell'immagine agonistica.

La giusta rinuncia alla pista di bob che aveva placato gli animi fino all'altro ieri, sembra essere ritornata nuovamente in questi giorni alla ribalta. Una nuova accensione dei riflettori su un progetto ch'era stato accantonato, smentendo l'esistenza di un piano B  rimette in gioco il progetto originario, dandolo in corso di affidamento. 

Ma la telenovela non finisce qui. 

Il nuovo appuntamento per quando si potrà avere un responso definitivo, però, viene rinviato alla fine di gennaio. 

Chi è a capo della commissione che si occupa dei Giochi italiani, fa sapere da parte sua che per il CIO la pista a Cortina di cui si discute non è essenziale per le gare di bob, slittino e skeleton di Milano Cortina. Si resta dunque in attesa di un, diciamo, ultimo responso del CIO. Quest'ultimo sottolinea che, pur rimanendo coerente con quanto anzi detto, riconferma la dipendenza del progetto dai tempi e dai bandi di gara e, comunque, che a decidere sarà la Fondazione Milano-Cortina. Una storia ambigua senza fine con una ancora pilatesca decisione finale la cui eco si protrarrà nel tempo.

Pervicacemente Regione e Comitato Olimpico (?) non rinunciano, e si ritorna a parlare di “piano A” pur se i costi già elevati lieviteranno ancora, la manutenzione per il mantenimento dovrà essere iscritta annualmente a bilancio. Insomma l'operazione 'pista da bob' fa a pugni con il consumo di suolo, la transizione ecologica e il riscaldamento globale o cambiamento climatico mondiale che con questo eventuale intervento vengono dimenticati.

La preoccupazione del Sindaco di Cortina che teme per il Comune amministrato un rischio “default” non viene minimamente considerata. Nelle more di questa storia senza fine, non manca un certo risentimento del neosindaco che taccia il suo predecessore di avere firmato gli accordi olimpici con superficialità.


Stupisce particolarmente il Presidente della Regione, che in questa opera assurda riesca a vedere un business economico favorevole allo sviluppo per le terre alte menzionano la costruzione di nuove strade. Un'ottica tutta diversa, specie per le aree montane dove andrebbero rivisitati gli spostamenti per: servizi, mezzi di locomozione, tempi e logistica a favore di un trasporto pubblico, e una esclusione totale dell'occupazione di suolo con nuove strade, in ragione di una lentezza che è sempre stata propria della vita di montagna. Il turismo ricerca quella tranquillità della montagna che non trova tutti i giorni nelle città di pianura.

Evviva, negli anni 60 con uno slogan si invocava la fantasia al potere, oggi cosa possiamo dire? Che gratuitamente, senza 'colpo ferire' abbiamo ottenuto qualcos'altro che si potrà celebrare come: la tronfiezza del potere!

Giuseppe Cancemi