Parco delle Dolomiti Bellunesi
Qualche tempo fa
su un quotidiano locale è apparsa una polemica promossa da una gentile signora verso
i finanziamenti per il mantenimento del Parco
delle Dolomiti Bellunesi, prefigurava una rinuncia al mantenimento del
Parco in alternativa di tanti micro finanziamenti agli Enti Locali per opere massimamente
viarie.

Sommessamente
vorrei dire, alla di lei rispettabile opinione, che può trovare luogo se ci si
limita ad una lettura tutta economicistica dell’istituzione Parco, dove i
finanziamenti vengono visti come mero mantenimento del personale che vi lavora.
Se proviamo, però, a guardare più in là degli interessi localistici forse
scopriremo che il nostro territorio è una tesserina di un puzzle molto più ampio
che si chiama Italia, Europa, pianeta Terra. E si dovrebbe riconoscere che una economia
basata semplicemente su costi e ricavi monetizzabili non si può applicare alla contabilità
ambientale che è di più ben ampio respiro. Allora si dovrebbe capire che la conservazione,
la salvaguardia, la tutela e l’ottica di uno sviluppo sostenibile del
territorio non sono uno spreco. L’ipotesi alternativa proposta di utilizzare
quanto si spende per il Parco in strade per
“raggiungere determinate aree con mezzi meccanici” fa a pugni proprio con il valore del bene
ambientale “Montagna”, che si preserva proprio se “lasciato alla sua natura incontaminata”.
L’auspicata realizzazione di strade,
sembra perfino ovvio dirlo, facilitano la penetrazione antropica a danno della
conservazione degli ambienti naturali nonché ai fini irrinunciabili della
biodiversità. Non dimentichiamo che il 2010, è stato l’
Anno Internazionale della Biodiversità e si celebra perché le
azioni dell’uomo si rivolgano anche al
Debito
Ecologico nei confronti delle risorse naturali.
In merito a ciò
che significa costruire nuove strade, basti ricordare che asfaltare, bitumare o
comunque impermeabilizzare il suolo vuol dire: modificare l’assorbimento da
parte del terreno delle acque meteoriche; creare nuove linee pluviali alle
piogge; velocizzare la discesa a valle delle acque; in buona sostanza, creare
nuove condizioni di squilibrio ambientale a favore di frane, smottamenti, trasporto
di detriti e dilavamento dei terreni nonché alluvioni e disastri.

Il turismo, elemento
di grande interesse per i residenti, per chi frequenta i luoghi montani, anch’esso
deve essere sostenibile, deve rimanere elitario (nel senso di scelta di nicchia
per chi ama l’ambiente naturale) e non di massa, se si vogliono evitare
ulteriori depauperamento degli habitat della montagna.
Per concludere, il
debito pubblico è sì alimentato dagli sprechi ma non certo dalle istituzioni di
difesa e promozione che, come il Parco, dovrebbero invece essere considerate fiore
all’occhiello della Comunità bellunese. Non a caso la istituzione dei parchi discende
da una legge che, venendo da lontano, attua due articoli (9 e 32) della
Costituzione e serve a preservare per le generazioni presenti e future gli
ecosistemi.
Giuseppe Cancemi
Nessun commento:
Posta un commento