Nelle immagini allegate
si può notare che non è d’ora l’interesse per una ristrutturazione delle
vecchie abitazioni, per ragioni funzionali, igieniche e statiche nella
necessità di essere rivisitate e restaurate.
Erano i tempi in cui l’Emilia
Romagna, la Lombardia, il Piemonte, la
Liguria ed altre Regioni del Nord realizzavano i loro piani di recupero facendo
un po’ scuola per tutte le altre parti d’Italia.
Caltanissetta aveva a
quei tempi, in mente degli amministratori
pro-tempore, l’idea di “spianare” le case
del quartiere Provvidenza e di tutti gli altri a seguire. La realizzazione del
nuovo al posto delle preesistenti case era la “cultura” imperante. Poco
importava il destino di chi abitava quei quartieri già ampiamente degradati anche per vetustà.
A Campofranco intanto,
il piano di recupero veniva adottato nel 1982 ma mai reso operante per
difficoltà economiche e forse anche per incapacità politica e gestionale, di un
moderno incipit di patto tra pubblico
e privato, ricercato prima e ripudiato dopo.
Siamo nel 2012 e
Caltanissetta capoluogo, dunque capofila di altri 21 Comuni, non trova meglio
per il centro storico che la ripavimentazione della maggiore piazza (Garibaldi)
e del corso Umberto I, obliando ogni altro antico e nuovo bisogno di dare alla
città una vera risposta al fabbisogno abitativo adeguato per qualità ed entro
costi ragionevoli e calmierati.
Sono veramente contento che il mio amico urbanista arch. Giuseppe Cancemi abbia ripreso il discorso sul piano di recupero edilizio urbano di Campofranco. Apprendo così che il piano è stato adottato dall'amministrazione comunale nel 1982 e poi è arrivato, implacabile, l'oblio. Forse non rispondeva agli interessi degli amministratori d'allora? Certo è che il problema sussiste anche oggi e, con qualche ritocco, gli attuali amministratori potrebbero operare il miracolo della resurrezione di detto piano. Possiamo sperare?
RispondiEliminaStefano Diprima (ingegnere residente in Campofranco)