Ennesimo inquinamento idrico
Da qualche giorno circola l’informazione, puntuale, che dai rubinetti
“del sindaco” gestiti da BIM GSP,
le acque in questi giorni non sono ritenute potabili. l’ULSS di Belluno ha riscontrato, durante gli ordinari
controlli, una presenza di batteri e che
dunque l’acqua dei rubinetti non deve essere utilizzata per scopi alimentari.
Tutti dunque a correre nei supermercati alimentari per rifornirsi di
acque minerali ritenute più affidabili e via alla curiosità di confrontare le
varie etichette che specificano le
caratteristiche fisiche e chimiche, più o meno estese tra le varie marche
d’acqua. A qualcuno sarà venuto anche in
mente di cercare nel sito BIM GSP informazioni sull’acqua distribuita
dall’acquedotto nelle nostre case. Ebbene,
una voce del sito http://www.gestioneservizipubblici.bl.it/
indirizza ad “analisi acque” mostrando i valori di: durezza, residuo fisso,
conducibilità elettrica e pH. In altre parole, mostra solo semplici dati fisico/chimici
delle acque e basta.
L’ULSS, che
a detta di BIM quotidianamente controlla
il prezioso liquido, ha trovato che
l’acqua di città in vari comuni in provincia ed alcune zone di Belluno è
interessata da contaminazione batterica. Un fenomeno che si verifica di tanto
in tanto, quando le precipitazioni sono violente.
Per quanti come me hanno qualche piccola nozione scolastica, si
ricorderanno che si definisce la potabilità
dell’acqua per le sue caratteristiche organolettiche (odore, colore,
sapore), ma anche per gli aspetti
fisici, chimici e batteriologici. E
proprio per questa reminiscenza scolastica, comune a tutti, colgo che
qualcosa non quadra in quanto ci viene comunicato.
Mi incuriosisce come mai L’Ente
gestore ha bisogno che sia il controllo sanitario (dell’ULSS) a stabilire se l’acqua è potabile o meno. Non
si fida del proprio controllo o non ha un laboratorio d’analisi? Non vuole
responsabilità o vuole dare più peso all’annuncio? Altra cosa che trovo di
rilievo è, come mai si rendono pubblici solo i pochi dati statici di non molto
rilievo e non un’analisi, così come le acque imbottigliate e, come nel caso,
anche i dati microbiologici rilevati con a fianco i valori di riferimento per
la potabilità.
Per quanto è dato di capire dalle comunicazioni ufficiali, le presenze
batteriche nell’acqua riscontrate superiori
al limite di soglia consentito, avviene nonostante la preventiva dose quotidiana
di clorazione dell’acqua. Per fare rientrare nella normalità la distribuzione
idrica si aspetta che faccia effetto una super clorazione sulla presenza
batterica ripristinando le caratteristiche di qualità delle acque
destinate al consumo umano.
Resta sospeso il fatto che ad ogni pioggia, più eccessiva delle altre,
l’acquedotto continuerà ad inquinarsi. Mentre credo che ai cittadini
bisognerebbe far sapere se esiste una speranza che questo periodico grave
inconveniente, analizzato e compreso, sarà più raro, a breve non si verificherà
più o che sarà, in un determinato tempo,
risolto.
Infine, la buona notizia del documento diffuso, che l’ospedale è esente da inquinamento per il
fatto che ha una ulteriore potabilizzazione antibatterica a raggi ultravioletti
induce ad una considerazione: se è efficace e significativo il trattamento
delle acque con gli ultravioletti, come mai non si è pensato già in passato a
potabilizzare le acque con entrambi i metodi?
Un’ultima cosa che viene in mente sollecitata da queste interruzioni e
dai dubbi che vengono instillati da questi eventi è la fiducia nelle acque
pubbliche degli acquedotti. Altri cittadini saranno invogliati a convertirsi
verso il consumo di massa delle
cosiddette “acque minerali” pur
disponendo di un’acqua potabile che, pagata a caro prezzo, continuerà a
scorrere consumisticamente per altri usi meno pregiati.
Sorge spontaneo a questo punto più di un interrogativo… ma chi ci guadagna in tutto questo?
Dobbiamo definitivamente considerare l’acqua come
merce e dunque solo un bussines o, riflettendoci, la vogliamo mantenere e
gestire senza intermediazioni perché un valore e di tutti, in quanto elemento
indispensabile per la vita dell’uomo?
Acqua, stop della Corte Costituzionale:

E i movimenti esultano:
Acqua, stop della Corte Costituzionale:
"Non privatizzare il servizio pubblico"
La
Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale
dell'articolo 4 della finanziaria-bis 2011 che disponeva la possibilità
di privatizzazione dei servizi da parte degli enti locali. Tra questi,
anche i servizi idrici, sui cui due mesi prima c'era stato un
referendum.
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