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giovedì 22 febbraio 2024

I CASOTTI DI BELLUNO

Nuova vita ai casotti, pardon, 'casòt' di Belluno

Riconducibile all’attività 'edilizia libera' di cui all’art. 6 del D.P.R. 380/2001

Suvvia! Mi pare giusto che il Consiglio comunale di Belluno si occupi di casotti. Anche, perché la Regione Veneto sta mettendo ancora le mani, su una riforma urbanistica regionale assieme ad altre buone intenzioni, come la semplificazione urbanistica (progetto di legge n. 513) e la differenziata compresa. Non quest'ultima per la raccolta ma per l'Autonomia. 

Forse con questa modifica, si vuole aggiungere una nota locale alla transizione di potestà urbanistica tutta veneta, finora però prerogativa esclusiva dello Stato.

Per carità, comunque, non senza tutte le premesse di intervenire sul territorio, in termini di sostenibilità ambientale a livello regionale e con imperituro impegno volto al contenimento nel consumo di suolo.

Per la stampa locale di qualche giorno fa, infatti, le “ Buone notizie” del tanto atteso (sic!) “rinnovo dei ricoveri attrezzi” narrano di una deliberazione comunale, intesa a modificare il Regolamento Edilizio a favore un atteso decoro urbano. I cittadini ora potranno rimettere a posto i famosi 'casòt' di Belluno, rendendo giustizia alla identità bellunese.

La città vuole essere pronta, per una prevista rigenerazione dell'urbanesimo veneto che circola. E per questo, anche Belluno ha inteso mettere il suo 'carico', sicuramente assai utile e necessario, per un nuovo corso dell'urbanistica cittadina.

In effetti si sa che la modifica ultima del R. E. pubblicata sul sito comunale, risale a fine dicembre 2023 e l'ampliamento è già vigente.

Comunque, udite... udite, l'operazione casotti, per gli “addetti ai lavori”, consentirà di ampliare e forse anche modificare il “casotto” che negli ultimi anni era nei desiderata dei cittadini. E ora diciamo, col solo 'fastidio' dell'accatastamento, finalmente diventa realtà. L'incognita resta per l'eventuale riconfigurazione di questi “edifici a scopo di ricovero”, autorizzati a possibili ritocchi e/o a nuovi interventi di edilizia. Quanto impattanti possano rivelarsi da ora in poi, non sfiora l'idea e l'immagine di una probabile diversa identità urbana di Belluno. Ma quello che vale da ora in poi, è più che il tutto vada sotto la 'rivoluzionaria' etichetta di “libera edilizia”.

Dagli indicati 8 metri al quadrato, massimo (senza accatastamento), consentiti dal Decreto del Ministero delle Finanze di: tettoie per porcili, pollai, casotti, concimaie, pozzi e simili, con quest'ultima modifica al Regolamento Edilizio (forse) i 9 m al quadrato sono un'affermazione di principio locale. Con questa nuova norma nel R. E., varia il volume da 8 a 9 metri quadrati, ferma restando l'altezza utile di non oltre 1,80 m e il volume massimo di 150 mc.

Intanto, si registra che nel R.E. pubblicato sul sito comunale: DELIBERAZIONE DI C.C.N.114 del 28/12/2023 nel : QUADRO DELLE DEFINIZIONI DEGLI ELEMENTI DI ARREDO DELLE AREE DI PERTINENZA riconducibili all’attività edilizia libera, il significato: “Casotto” o “Casòt” usato dall'articolo di stampa corrisponde ad un eufemismo: 'Ripostiglio per attrezzi'. Sarà perché si vuole sottolineare che il “ritocco” aderisce più al R.E. : AREE DI PERTINENZA riconducibili all’attività edilizia libera art. 6 del D.P.R. 380/2001 ?

Peccato che di questa importante e cogente modifica al R. E. passata in Consiglio comunale, non si sia potuta leggere alcuna riflessione sulla risultante di un eventuale rinnovo, che possa ferire il decoro urbano esistente.

O magari, senza malizia alcuna, che si possa favorire la comune voglia di allargarsi verso un suolo agricolo limitrofo alla propria abitazione, al di là dell'interesse di comunità.

Qualcuno diceva in passato, che a pensar male ci si azzecca, e qualcun altro riferendosi al medesimo motivo, invece: che si fa peccato. Nel nostro caso, della modifica al R.E., il passaggio da 8 a 9 mq e una silente approvazione, sembrano quasi più aderire al pensare male e che no, non si fa peccato.

Aspetteremo in seguito e si vedrà, a quali obiettivi della transizione ecologica si è voluto aderire tra consumo di suolo zero e sostenibilità con la detta modifica di R.E..

Intanto, è quanto meno bizzarro, in tempi di transizione ecologica non occuparsi prioritariamente delle risorse vitali. Acqua per prima!

I ghiacciai che scompaiono, i fiumi che esondano, le acque salmastre che risalgono dalle foci non bastano forse per sollecitare agli umani che bisogna fare qualcosa per il clima, la temperatura del pianeta e al fine di difendersi oramai, dalle disastrose conseguenze.

Non sfiora l'idea che a fronte di una scarsità delle risorse idriche, a partire dal Regolamento Edilizio, un cambio di paradigma nell'uso  dell'essenziale risorsa 'acqua', per gli esseri viventi, è un grande passo di conservazione delle specie tutte, umanità compresa, per prima.

Tutto il mondo si aspetta che oltre una “green economy” vi sia anche un nuovo modo di governare il territorio, nel quale, negli ultimi tempi, l’assetto locale vive tutte le problematiche che minacciano il futuro. L'agricoltura per esempio, ha lanciato e continua a lanciare segnali importanti per la sete dei campi che producono cibo. E non solo in Italia ma anche in altre parti del nostro pianeta.

Ma anche le città sono colpite dalla “sete”. Ciclicamente, alcune debbono rivedere la tempistica dell'erogazione idrica alle loro popolazioni, mentre per altre per la carenza del prezioso liquido è in aumento. Intanto questo, solo così per ricordare uno dei problemi che dovrebbe farci riflettere.

Nel caso nostro, a proposito di Regolamento Edilizio, per essere anche propositivi, viene in mente che la Belluno operosa si può attrezzare meglio e di più, nel risparmio idrico con alcune soluzioni.

Il tema delle acque è vario. L'uso umano ha bisogno necessariamente di una potabilizzazione spinta, diversamente da quelle strettamente irrigue agricole e per le produzioni industriali, le quali, necessitano di purificazione sì ma di convenienza. E già questo semplifica e indica ciò che si può fare per un inderogabile riutilizzo delle acque in un territorio.

Trattenere le acque il più a lungo possibile sulla terraferma,  pluviali comprese, è l'imperativo per una esigenza indifferibile. Un possibile rallentamento dei corsi d'acqua anche per evitare piene distruttrici, si ottiene mantenendo in ordine le aree golenali (Lambioi per fare un esempio). Altrettanto utile è anche il ricircolo delle acque potabili già utilizzate, per usi vari come acque grigie, attraverso un'apposita ulteriore circolazione. Sapendo che si può fare tanto altro, capillarmente, per famiglia.

Anche nella nostra città si può pensare ad una scelta urbanistico-edilizia, per esempio, che affronti attraverso un nuovo Regolamento Edilizio un percorso fattibile, di nuove scelte applicabili alle future ristrutturazioni e/o nuove costruzioni edilizie.

L'introduzione di una seconda circuitazione idrica (ad esempio) con raccolta o meno anche delle acque meteoriche, è l'uovo di Colombo.


Intraprendere la via del risparmio idrico significa, mettere in campo un sostanziale elemento d'approvvigionamento d'acqua. Un qualcosa che con l'innovativa economia circolare apre anche a nuovi spazi di lavoro, specializzazioni e favorisce le condizioni per un know-how che sicuramente si presta a diventare esportabile.

Giuseppe Cancemi 

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