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sabato 29 dicembre 2018

Anno 2018, il più caldo.



QUALE SOLUZIONE AL RISCALDAMENTO CLIMATICO?

2018, l'anno il più caldo registrato finora, ci impone una ulteriore riflessione sul riscaldamento globale.


Lo stile di vita del singolo cittadino, ai fini della riduzione dell’effetto serra ha una sua forte valenza in senso planetario. La crescita socio-economica della società capitalista totalmente dipendente dal consumismo, non ha ancora trovato un’alternativa a quello che gli economisti chiamano sviluppo. Anche perché non risulta facile ai vari Stati del nostro pianeta trovare un accordo sulle rinunce da distribuire tra tutti, e rimane radicata una visione antropocentrica nel consorzio umano. Non a caso gli ambientalisti di qualsiasi nazionalità hanno maturato un sano principio di rapporto conciliativo con la madre Terra e la sua natura che li porta a pensare globalmente prima di agire singolarmente. Nell’ultimo oltre mezzo secolo la coscienza ambientalista ha tentanto di coinvolgere, “contagiare” la politica planetaria di tutti gli Stati soprattutto sull’importante problema del riscaldamento globale della Terra. Il cambiamento climatico del pianeta che è la febbre non allarma altri che gli scienziati. Le popolazioni al punto in cui siamo giunti li possiamo paragonare alle persone che mentre il Titanic affondava, continuavano a ballare.
 Sappiamo comunque, che le emissioni di gas serra (anidride carbonica), nel 2017 rispetto il 2016, in Italia sono del + 3.2% mentre su scala europea sono cresciute a + 1.8%.

Per intervenire intanto, i tempi diventano sempre più corti e i vari passaggi per accordarsi nella riduzione del biossido di carbonio (CO2), principale gas che causa l’effetto serra, spostano poco i comportamenti planetari per un’inversione di tendenza, che eviti un ulteriore surriscaldamento del nostro pianeta.

La Scienza però, non sembra dormirci sopra. Ci regala qualche speranza anche se non ancora del tutto sicura, e per gli ambientalisti addirittura pericolosa.
La geo-ingegneria, così si chiama quella che studia le possibilità di diminuire l’aumento di temperatura della Terra, mutuando il suo agire dai fenomeni naturali. Si rifà, agli effetti di una conosciuta causa che riduce l’irraggiamento solare sul nostro pianeta. Pensa di abbassarne in questo modo, forse se costretti da condizioni emergenziali, la temperatura.
Il riferimento storico al rimedio studiato, è l’ipotesi formulata per la scomparsa dei Dinosauri, la cui causa venne attribuita all’impatto della Terra con un asteroide o forse, con l’eruzione contemporanea di più vulcani. In entrambi gli eventi, quale che sia stato, al tempo del Cretaceo, il sollevamento delle polveri, è quell’effetto che scherma il cielo la cui conseguenza abbassa la temperatura della Terra.

La scienza potrà aiutarci, ma è meglio “raddrizzare” il sistema di vita sulla Terra con comportamenti sostenibili, prima che i mutamenti naturali dei fenomeni atmosferici vengano alterati a danno del già difficile equilibrio, non del tutto stabile, che il pianeta Terra finora ha conservato. 


Prossimamente, un esperimento simil “Cretaceo” verrà fatto spandendo polvere di carbonato di calcio (CaCO3) invece che polvere silicea o ceneri e lapilli in quota, ma già si fanno ragionamenti pro e contro. L’oscuramento del cielo in modo artificioso abbassa sì la temperatura ma non senza creare nuovi problemi sia fisici che chimici. Per non parlare dei costi e chi può permetterseli.
Gli ambientalisti per primi, in massa, sono contrari. Restano dell’opinione che esiste sempre e solo un modo per la riduzione dell’effetto serra: l’impegno di tutti a livello planetario.
Bisogna ridurre le emissioni accelerando il passaggio verso le energie rinnovabili e i veicoli elettrici; aumentare l’efficienza energetica, il riciclo dei rifiuti e ridurre il consumo di carne.
Banalmente, ridiventa necessario anche l' aumento le biomasse vegetali (alberature), sapendo che ogni albero adulto consuma quasi 22 kg di anidride carbonica all'anno.

In termini stringenti, il problema effetto serra è riconducibile al singolo individuo, in quanto elemento nei comportamenti non indifferente alla produzione di CO2.  All'umanità insomma viene richiesto, prima di tutto, di cambiare radicalmente stile di vita.

Giuseppe Cancemi


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