Non c'è che dire! I primi candidati a
sindaco che si annunciano pubblicamente, promettono scintille di
novità per la città. Uno, come se non bastasse la continua
distruzione degli alberi, promette un ulteriore incremento dei tagli,
proprio nel cuore di Belluno, e l'altro, invece, pone un'altra novità
assoluta... s'impegna per una maggiore circolazione automobilistica e
relativa sosta in centro. Tutta salute e forte incremento di economia
per la città giardino (sic!).
Il cittadino comune non può che gioire
per tali promesse programmatiche. E non sappiamo ancora cosa
prometteranno gli altri candidati che parteciperanno alla
competizione. L'uscente, per esempio, ha dimostrato che ci sa fare.
Qualche strizzatina d'occhio ai soliti commercianti, che non si
accontentano mai di vedere il centro storico ridotto a centro
commerciale per ambulanti con: parcheggi aggiunti di soppiatto e
reintroduzione soft delle auto in centro; nessuna risposta al tetto
d'inquinamento atmosferico (polveri sottili); prosecuzione del
sistematico abbattimento di alberi e ordinaria amministrazione che,
peraltro, è tutta merito del civico consesso.
Vorrei ricordare, molto sommessamente,
che chi si accinge a governare una città preziosa come Belluno, nel
fare politica, cioè scelte di parte, non può prescindere da una
competenza minima di ciò che è, o dovrebbe essere, l'aggregazione
urbana e il suo intero territorio. Una città che ha una sua storia
urbana abbastanza documentata: ricca vegetazione e adorna delle
formazioni dolomitiche patrimonio dell'umanità, per sua natura, non
ammette aperture alla desertificazione e alla inopportuna presenza in
centro storico di motorizzazioni e varie feste paesane. Tutti sanno
che il rumore provoca danni biologici agli esseri umani e non, e
contrasta con le norme nazionali e locali d'inquinamento acustico. La
stratificazione della città storica edificata a misura d'uomo, il
cuore di Belluno, nei suoi schemi stradali, negli orizzonti di cui
gode, negli spazi di aggregazione sociale ricchi di verde, non
prevede l'estraneità delle auto che per la loro presenza
nell'ambiente sono anche fonte di inquinamento in tutti i sensi.
Persino quello cromatico. La presenza di oggetti colorati fermi o in
moto, tra l'altro, alterano la riflessione dell'illuminazione solare
nelle facciate dei sontuosi palazzi. Le austere vestigia che
testimoniano i passaggi della storia urbana con presenze di ambito
estranee o private di ornamenti verdi oramai storicizzati alterano
l'identità di quella cittadina che ha avuto il preziosissimo
riconoscimento UNESCO che inorgoglisce ogni contesto umano. In parole
povere, abbattimento di alberi e auto riportate in centro storico,
anche se mascherati da vantaggi economici o da restyling, non sono il
nuovo che premia. Sono anzi il vecchio che ritorna. L'Europa del Nord
(esempio:
Amsterdam,
Copenaghen e Berlino) fa di tutto
per allontanare le auto dalle città. Non è un caso che nelle 20
città italiane capoluogo di livello europeo per performance
di ciclabilità
Belluno non esiste.
L'assenza di una idea, di una
progettualità conservativa e valoriale del centro storico così
com'è strutturato, non ha futuro. Il centro città è una risorsa
che va mantenuta integra nella sua immagine storico-culturale.
Le aspettative dei bellunesi non credo
che possano coincidere con quanto hanno già provato e quanto viene
promesso di nuovo in spot elettoralistici fine a sé stessi.
L'incompatibilità tra la diminuzione
di alberature, che si ripete ciclicamente da tempo, e la timida (ma
non tanto) ricomparsa di auto che si vuole amplificare in centro,
vanifica la promessa di diminuzione di anidride carbonica
nell'atmosfera che oltre ad essere un impegno locale e italiano è
anche mondiale. Sta nel cosiddetto patto dei sindaci! Così tanto per
ricordarlo, l'innalzamento della temperatura del pianeta, sappiamo,
ha cominciato a conoscerlo anche questa città.
Belluno, merita d'essere letta e
vissuta nella sua interezza e non per settori. Il centro storico
nelle sue funzioni: direzionale, commerciale e vorrei ricordare anche
residenziale non può e non deve essere solo al servizio della
burocrazia e del commercio. Da lungo tempo si trascura totalmente la
delicata funzione residenziale che, per scelte fatte negli anni, ha
una popolazione anziana e in calo per giunta ma che, però,
rappresenta lo zoccolo duro dell'attuale commercio al dettaglio.
Le parti di una città debbono
dialogare. Le periferie, per non rimanere solo dormitori, debbono
integrarsi con il centro storico, che non può essere
divertimentificio notturno o luogo esclusivo per ogni manifestazione
in aperto contrasto con la funzione residenziale. La nuova compagine
amministrativa deve farsi interprete, anzitutto, di un progetto per
la ricucitura dei luoghi urbani, fondamentale per ristabilire un
certo equilibrio del ruolo delle parti.
Ai candidati a sindaco, uscente
compreso, non deve sfuggire il problema salute minacciato dalle
polveri sottili (PM10). Ad oggi, per chi non lo sapesse,
i dati diffusi giornalmente dall'ARPAV, adombrano, una proiezione di
fine anno, di probabile superamento della soglia fissata
dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Insomma, l'allarme smog
c'è e resta un problema da risolvere.
Al primo cittadino che verrà, penso
che la salute dei suoi concittadini debba essere un punto d'interesse
primario. Fosse solo anche per un fatto economico di risparmio nella
spesa sanitaria.
Il solo monitoraggio dell'inquinamento
atmosferico in centro storico, così com'è oggi, non basta.
Così come non basta una
cristallizzazione funzionale dell'intera città.
Le esigenze residenziali di tutta una
città hanno pari dignità di quelle commerciali e burocratiche e
vanno dunque fatte compenetrare ed armonizzare.
Il buon governo nasce dalla comunità
fatta di persone, e chi amministra deve essere a conoscenza dei
bisogni delle fasce anagrafiche del contesto, senza ansie per
esclusive esigenze di parte. Non si amministra al meglio se si è
ostaggio di una qualche lobby.
Il sindaco, deve essere il Sindaco di
tutti!
Giuseppe Cancemi
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