Territorio di Caltanissetta, Enna, Pietraperzia
Dall’articolo
di stampa che ha annunciato la bonifica registriamo che trattasi di
liberare il sito di 20 mila tonnellate di cemento-amianto presente su un’area
di 170 mila mq per la modica spesa di 24 milioni di euro stanziati dalla
Regione Sicilia. Si vogliono eliminare tutte le strutture esterne al servizio
della miniera e il relativo contenuto, compreso anche quello all’interno della
miniera. Rimozione e smaltimento avranno
destinazione altre “discariche
autorizzate esterne”. Nel pacchetto è compresa anche la messa in sicurezza.
A questo punto, il temuto allarme sull’inquinamento
radioattivo sembra essere sparito completamente e si dovrà ora temere l'annunciata bonifica da amianto. Dove e come verrà smaltito questo rifiuto classificato “pericoloso”?
PUNTI FERMI SULLA QUESTIONE PASQUASIA conosciuti mediante
stampa nel corso di un ventennio, dopo la chiusura della miniera:
- - Processo penale in corso per disastro ambientale presso il tribunale di Enna;
- - Dichiarazioni di un pentito che dicono di stoccaggio di materiale radioattivo in miniera;
- - Imputato nel processo per disastro ambientale che si è avvalso della facoltà di non rispondere al magistrato;
- - Notizie dell’ARPA che dichiara di non rilevare radioattività in superficie, fuori dalla miniera;
- - Presidente dell’ unione regionale province siciliane che dichiara di volere riattivare la miniera, ma anche di volerla disinquinare;
-
Annuncio
di disinquinamento da attuare riferito solo agli impianti e a tutti i rifiuti
pericolosi in superficie e principalmente all’amianto.
E
siamo a luglio 2012.
La miniera di Sali potassici PASQUASIA
è ritenuta “contenitore” potenziale di
materiali radioattivi, avendo le
caratteristiche geofisiche, tranne il particolare che è anche zona ad alto
rischio sismico.
Sito qualificato dall’ENEA
“Fra le numerose formazioni geologiche con
caratteristiche generali adatte allo smaltimento dei rifiuti, l’Italia ha
scelto prioritariamente i depositi argillosi plio-quaternari (…) Dal punto di
vista tecnico, la scelta è giustificata dai caratteri intrinseci delle
formazioni argillose, che assicurano la disponibilità di un’efficace barriera
alla potenziale migrazione dei radionuclidi dai depositi profondi della
biosfera».
“Pasquasia è un deposito di scorie radioattive. Uno
studio dell’Agenzia internazionale atomica (IAEA) - risalente al 1985
(pagina 239) - segnala il sito di questa miniera di sali potassici in provincia
di Enna, quale luogo di sperimentazioni nucleari dell’Enea (ente nucleare dello
Stato italiano).
Non è tutto. Ancor prima «Una commissione europea stilò
nel 1977 una lista che individuava in Italia 134 siti idonei ad ospitare un
deposito geologico per i rifiuti radioattivi; i siti individuati sarebbero: in
Sicilia Regalbuto, Agira, Assoro Villapriolo, Pasquasia, Resuttano,
Salinella, Milena, Porto Empedocle, Realmonte, Montallegro; … considerato che:
nove dei comuni accreditati come possibili sedi del deposito nazionale per le
scorie radioattive si troverebbero in Sicilia e fra questi sei soltanto nelle provincie
di Caltanissetta ed Enna; i territori
siciliani risultano essere ad alto
rischio sismico e ciò li renderebbe assolutamente non idonei alla
localizzazione di scorie nucleari”
La conferma dello Stato
“nel 2003, al termine
di una riunione, coordinata dal Presidente del Consiglio dei Ministri … gli
esperti del Governo avevano indicato «Pasquasia come uno dei venti siti
nazionali idonei allo stoccaggio di materiale radioattivo. Perché annoverato
tra quelli con presenza di salgemma ritenuti per anni particolarmente adatti al
confinamento delle scorie radioattive in virtù dell’impermeabilità dell’acqua
delle strutture saline».
Il pericolo della
radioattività
Nel “1997 l’Azienda sanitaria locale di Enna
segnalava la presenza, in quantità fuori dalla norma, di Cesio 137 (sostanza
prodotta dalla fissione nucleare); secondo studi epidemiologici dell’ospedale
di Enna il livello di incidenza di tumori e leucemie nella provincia, priva di
altri stabilimenti industriali, è tra le più alte d’Italia, ivi incluse le aree
industriali del Nord”
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