EDI VA IN PENSIONEIn pensione le lampadine a incandescenza, ma quelle a risparmio energetico contengono tracce di mercurio.
Nel 2009 toccò alle lampadine da 75 W, poi a quelle da 100 W, dal primo settembre è il turno di quelle da 60. Dichiarate fuorilegge dall’Unione europea, presto non dovranno essere vendute più nei negozi: i rivenditori possono solo esaurire le scorte precedentemente acquistate. Restano, dunque, quelle da 45 W, ma solo per qualche mese: secondo il regolamento della Commissione Europea n. 244/2009 del 18 marzo 2009 entro il 2012 dovranno sparire dal mercato tutte le lampadine a incandescenza. Al loro posto, lampadine alogene, fluorescenti compatte e a Led. In una seconda fase, dal settembre 2016, saranno ritirate dal mercato anche le alogene.Le care vecchie lampadine a incandescenza, quelle con la piccola spirale in tungsteno all’interno del bulbo di vetro, hanno i mesi contati. Dal 1° settembre del 2012, infatti, le ultime rimaste in circolazione (con potenza da 25 a 40 watt) non potranno più essere prodotte. Secondo il programma previsto per tutta la Ue, dopo l’interdizione per le lampadine ad incandescenza (filamento di Tungsteno) da 100 e 75 watt, dal settembre del 2011 sono in pensione (Beate loro! Con i tempi che corrono!) le lampadine a incandescenza da 60 watt ed entro la fine del 2012 dovranno sparire quelle da 40 e 25 watt.Queste lampade, le più energivore in assoluto, andranno così definitivamente in pensione, per la gioia dell’ambiente (Sarà poi vero? Speriamolo!), dopo un percorso iniziato nel 2009 - con l’addio alle colleghe da 100 watt - che si concluderà del tutto nel settembre 2016, quando verranno bandite anche le alogene a bassa efficienza (che funzionano secondo il principio di quelle a incandescenza ma hanno una traccia di alogeno nella miscela gassosa del bulbo).Le lampadine ad incandescenza saranno dunque definitivamente sostituite da lampadine fluorescenti ad elevata efficienza energetica, e come quasi sempre si pensa, non saranno solo quelle del tipo fluorescente compatte (CFL). In realtà, le CFL sono solo una delle tante possibilità, anche se sono molto diffuse grazie alle loro ottime prestazioni. Le lampadine fluorescenti compatte sono entrate in circolazione negli anni Ottanta e sono note, se di buona qualità, per la loro durata ed efficienza. A parità di emissione luminosa, una lampadina fluorescente compatta consuma fra il 65 e l'80% di energia in meno rispetto alle lampadine a incandescenza tradizionali. Le lampadine fluorescenti compatte presentano a volte un involucro esterno che nasconde i tubi riempiti di gas e le fa sembrare ancora più simili alle lampadine a incandescenza. Le CFL possono durare da 6000 a 15000 ore, a seconda del tipo e dell'uso che se ne fa, mentre le lampadine a incandescenza hanno una vita utile di sole 1000 ore circa. Grazie alla loro elevata efficienza e alla lunga durata di vita, le CFL faranno spendere meno.Occhio però alla qualità, diffidiamo di certi prodotti di dubbia provenienza!Curiosità...Un grande genio dimenticato dell'umanità Nikola Tesla e a cui dobbiamo molto, basti pensare al trasporto dell'energia elettrica su lunghe distanze che è stato reso possibile dall'introduzione del sistema di trasmissione in corrente alternata - CA - che Tesla ideò nel 1888. Ricordiamo che Edison contrastò - periodo conosciuto come la "guerra delle correnti" - con ogni mezzo per difendere la sua industria che si basava sulla corrente continua - CC - ; di Edison è l'invenzione della "sedia elettrica" con la quale intendeva dimostrare la pericolosità della corrente alternata. Il sistema Tesla è quello utilizzato nelle case di tutto il mondo di oggi. E per ritornare al tema trattato, per chi pensa che le lampade fluorescenti che stanno sostituendo la lampadina ad incandescenza sia invenzione recente sappia che già quarant'anni prima che l'industria ne commecializzasse l'uso, Nikola Tesla nel suo laboratorio sviluppo, produsse e utilizzo con successo lampade fluorescenti. All'Esposizione Universale del 1893 -World Columbian Exposition - a Chicago, Tesla usò per primo insegne al neon e suo è l'intero progetto e realizzazione dell'impianto di illuminazione che venne usato durante quella esposizione (furono esposti le lampade luminescenti di Tesla (progenitrici delle lampade al neon) e i bulbi a singolo nodo. Sempre di Tesla è quell'elemento decorativo che è stato molto in voga negli anni ottanta: la lampada al plasma. La lampada al plasma è stata inventata da Nikola Tesla nel corso delle sue sperimentazioni su correnti ad alta frequenza in tubi a vuoto in vetro, finalizzate allo studio di fenomeni alle alte tensioni. Tesla chiamò questa sua invenzione "tubo a scarica di gas inerte".Lampadina di Edison addio...Più che parte della vita quotidiana, la lampadina ad incandescenza è un simbolo entrato nella storia umana, nell’immaginario e nei modi di dire. La lampadina ad incandescenza, quella con il classico filamento a zig zag: il simbolo di qualsiasi idea nuova, per non parlare della testa di Edi l’assistente robotico di Archimede Pitagorico nella saga Disney (in originale Little Helper - Piccolo Aiutante). Introdotto per la prima volta nel 1956, Il suo aspetto è quello di un piccolo robot con una lampadina come testa. Emette solamente ronzii incomprensibili per chiunque non sia Archimede, è molto esperto, ma spesso ha la testa tra le nuvole, e perde rapidamente l’attenzione. Edi, l’aiutante di Archimede Pitagorico, personaggio immaginario dei fumetti e cartoni animati Disney, creato da Carl Barks sulle pagine di Walt Disney’s Comics and Stories, prima apparizione maggio 1959, è un personaggio dalle fattezze di un gallo antropomorfo alto e con la capigliatura bionda, inventore pressoché a tutto campo. Le sue invenzioni sono molto ricercate dagli abitanti di Paperopoli e soprattutto dall’illustre magnate Paperon de Paperoni. Suo nonno fu Cacciavite Pitagorico e suo padre Fulton Pitagorico, Edi è l’aiutante e Newton il nipote. È l’unico a conoscere l’identità di Paperinik (al quale fornisce l’attrezzatura).Edi, l'aiutante di Archimede Pitagorico, sta per iniziare l’ultima avventura...La vecchia cara lampadina, bollata come sprecona, che ebbe come inventore, oltre il famoso Edison, anche l’italiano Alessandro Cruto (Piossasco, 24 maggio 1847 - Torino, 15 dicembre 1908) - il nostro completò l'invenzione della sua lampada ad incandescenza cinque mesi dopo Thomas Edison - sparirà gradualmente dalle notti di gran parte del mondo occidentale. L’Unione Europea è stato il primo organismo ad aver avviato il processo di messa al bando delle lampade di vecchio tipo, con l’obiettivo di ridurre drasticamente i consumi elettrici dovuti all’illuminazione delle nostre case.73' de Iw1pue, LucianoGenova, 11 gennaio 2012
martedì 31 gennaio 2012
Ricevo dal mio amico radioamatore Vittorio e volentieri pubblico...
giovedì 19 gennaio 2012
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mercoledì 18 gennaio 2012
Progetto Natura
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CENTRO STORICO E ANTENNE
BELLUNO E L'ELETTROSMOG
Della nuova ondata di antenne per telefonia mobile (il cellulare, per
intenderci) che si prevede a breve, è bene parlarne perché non può e non
deve passare inosservata lasciando le cose come stanno. Si pronostica che oltre
ventimila nuove antenne si riverseranno sul territorio italiano. E di queste,
quante ne toccheranno a Belluno? Non sappiamo! Si può solo anticipare che
finiranno su balconi, terrazzi, cortili e giardini e che due istituti
autorevoli (l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambiente e l’Istituto
Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) preventivamente segnalano
la possibilità che si alzi la soglia del rischio di ammalarsi di cancro.
Infatti, gli attuali limiti posti agli impianti di telefonia, fonti di
elettromagnetismo, sono stati aumentati da una recente legge fino al 70%.
L’evoluzione tecnologica dei nuovi telefonini, proiettata verso un sempre più
rapido collegamento con internet, ha immesso sul mercato un’altra generazione
(4G) di apparecchiature: la quarta. I gestori della telefonia mobile sono
pronti ad assecondarla, ognuno con propria antenna in nuovi siti, non potendo
utilizzare gli attuali al limite delle emissioni consentite. È in gioco la
soglia precauzionale dei 6V/m che rischia di saltare. Se i Comuni non si
“attrezzeranno”, si rischia il far west delle antenne e un aumento
incontrollato di nuove emissioni a danno degli obiettivi di qualità, che ogni
Comune dovrebbe avere già adottato.
Questa attesa nuova espansione di antenne sul territorio, è foriera di altra diffusione di elettrosmog, e complica la non facile difesa degli abitanti dalle radiazioni non ionizzanti che, se non già affrontata prima, ora diventa non più eludibile. Ciò a cui bisogna stare attenti, è il potenziamento (interazione) di più emissioni in contemporanea.
Tutti i Comuni da tempo, già per il principio di precauzionalità, avrebbero dovuto modificare il regolamento edilizio per dare posto a norme riguardanti la collocazione di antenne con relative SBR (Stazioni Radio Base) comprese. Queste norme, non più rinviabili, hanno lo scopo di proteggere in prima istanza le cosiddette aree sensibili alle radiazioni come: scuole, strutture sanitarie, istituti per anziani, etc. e secondariamente i beni culturali da un sicuro quanto deleterio impatto visivo.
Per fortuna, le radiazioni non ionizzanti (diffuse dalle antenne in questione) non si accumulano, diversamente dalle ionizzanti provenienti dal nucleare, più critiche. Quindi, l’esposizione se avviene per tempi brevi, anche ripetuti, non è pericolosa quanto quella delle radiazioni nucleari. C’è solo da temere per una eventuale esposizione oltre i prescritti valori di attenzione, prolungata nel tempo.
Spetta dunque ai Comuni il compito di rivedere/fare un regolamento ad hoc o aggiungere uno o più articoli all’esistente regolamento edilizio per predisporre, prevenire e regolare l’avvento della banda larga che tuttavia è alle porte.
Regolamentare la collocazione di nuove e vecchie antenne, comunque, non avrà il solo scopo di proteggere la salute dall’elettrosmog, ma anche quello di ovviare la collocazione di nuovi elementi intrusivi in prossimità di beni culturali e ambientali, la cui percezione visuale ne risulterebbe sicuramente disturbata.
Giuseppe Cancemi
Cercando e ricercando nel sito del Comune di Belluno all’indirizzo:
http://edilizia.comune.belluno.it/impianti-di-telefonia-mobile
ho trovato dei documenti che si riferiscono ad una: VARIANTE AL PRG relativa agli impianti di telefonia mobile approvata dal C.C. in data 28.1.2002 con deliberazione n.2. La Variante al Piano Regolatore Generale consta dei seguenti elaborati:
. Relazione
. Norme di attuazione
. Tavola A 1 :20.000
. Tavola B 1 :20.000
. Tavola 1 1 :5.000
. Tavola 2 1 :5.000
. Tavola 3 1 :5.000
. Tavola 4 1 :5.000
. Tavola 5 1 :5.000
. Tavola 6 1 :5.000
Negli elaborati sono rappresentati i luoghi di maggiore sensibilità e i posti dove è possibile installare gli impianti di telefonia mobile.
Curioso che nelle norme di attuazione si rassicura che: “ La presente Variante non altera in alcun modo gli indici di edificabilità, le modalità di calcolo dei parametri urbanistici e le destinazioni d'uso ma interviene nell'individuazione delle aree idonee all'installazione degli impianti e dei siti nei quali è esclusa o limitata.”
Nel complesso, dagli elaborati, non sembrano emergere le legittime preoccupazioni del rischio elettrosmog e, in proiezione, le precauzioni da adottare per una possibile insidia che può manifestarsi con l'intensificarsi delle stazioni radio base e relative antenne.
Ciò che andrebbe fatto precauzionalmente, a mio modesto parere, per prevenire un inquinamento elettromagnetico, riguarda la conoscenza diffusa dei dati e le misure da adottare per contenere il rischio.
A tale scopo servirebbe:
- una capillare conoscenza di tutte le stazioni emittenti già installate con relativi lobi di radiazione delle antenne e loro potenza irradiata (isoonde);
- un monitoraggio (osservatorio) sull’incidenza delle malattie tumorali, specialmente infantili, effettuato dal presidio sanitario ospedaliero;
- un costante impegno d'informazione periodica (internet, chiosco, TV, ecc.) per i cittadini, che consenta di verificare gli obiettivi di qualità programmati;
- quali misure di cautela generale e quali obiettivi di qualità si vogliono perseguire (mediante rilevamento con sensori nei punti sensibili e a campione nelle varia parti del territorio urbano);
- quali prescrizioni, incentivazioni e/o migliori tecnologie adottare per diminuire il rischio da elettrosmog.
Giuseppe Cancemi
Questa attesa nuova espansione di antenne sul territorio, è foriera di altra diffusione di elettrosmog, e complica la non facile difesa degli abitanti dalle radiazioni non ionizzanti che, se non già affrontata prima, ora diventa non più eludibile. Ciò a cui bisogna stare attenti, è il potenziamento (interazione) di più emissioni in contemporanea.
Tutti i Comuni da tempo, già per il principio di precauzionalità, avrebbero dovuto modificare il regolamento edilizio per dare posto a norme riguardanti la collocazione di antenne con relative SBR (Stazioni Radio Base) comprese. Queste norme, non più rinviabili, hanno lo scopo di proteggere in prima istanza le cosiddette aree sensibili alle radiazioni come: scuole, strutture sanitarie, istituti per anziani, etc. e secondariamente i beni culturali da un sicuro quanto deleterio impatto visivo.
Per fortuna, le radiazioni non ionizzanti (diffuse dalle antenne in questione) non si accumulano, diversamente dalle ionizzanti provenienti dal nucleare, più critiche. Quindi, l’esposizione se avviene per tempi brevi, anche ripetuti, non è pericolosa quanto quella delle radiazioni nucleari. C’è solo da temere per una eventuale esposizione oltre i prescritti valori di attenzione, prolungata nel tempo.
Spetta dunque ai Comuni il compito di rivedere/fare un regolamento ad hoc o aggiungere uno o più articoli all’esistente regolamento edilizio per predisporre, prevenire e regolare l’avvento della banda larga che tuttavia è alle porte.
Regolamentare la collocazione di nuove e vecchie antenne, comunque, non avrà il solo scopo di proteggere la salute dall’elettrosmog, ma anche quello di ovviare la collocazione di nuovi elementi intrusivi in prossimità di beni culturali e ambientali, la cui percezione visuale ne risulterebbe sicuramente disturbata.
Giuseppe Cancemi
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Cercando e ricercando nel sito del Comune di Belluno all’indirizzo:
http://edilizia.comune.belluno.it/impianti-di-telefonia-mobile
ho trovato dei documenti che si riferiscono ad una: VARIANTE AL PRG relativa agli impianti di telefonia mobile approvata dal C.C. in data 28.1.2002 con deliberazione n.2. La Variante al Piano Regolatore Generale consta dei seguenti elaborati:
. Relazione
. Norme di attuazione
. Tavola A 1 :20.000
. Tavola B 1 :20.000
. Tavola 1 1 :5.000
. Tavola 2 1 :5.000
. Tavola 3 1 :5.000
. Tavola 4 1 :5.000
. Tavola 5 1 :5.000
. Tavola 6 1 :5.000
Negli elaborati sono rappresentati i luoghi di maggiore sensibilità e i posti dove è possibile installare gli impianti di telefonia mobile.
Curioso che nelle norme di attuazione si rassicura che: “ La presente Variante non altera in alcun modo gli indici di edificabilità, le modalità di calcolo dei parametri urbanistici e le destinazioni d'uso ma interviene nell'individuazione delle aree idonee all'installazione degli impianti e dei siti nei quali è esclusa o limitata.”
Nel complesso, dagli elaborati, non sembrano emergere le legittime preoccupazioni del rischio elettrosmog e, in proiezione, le precauzioni da adottare per una possibile insidia che può manifestarsi con l'intensificarsi delle stazioni radio base e relative antenne.
Ciò che andrebbe fatto precauzionalmente, a mio modesto parere, per prevenire un inquinamento elettromagnetico, riguarda la conoscenza diffusa dei dati e le misure da adottare per contenere il rischio.
A tale scopo servirebbe:
- una capillare conoscenza di tutte le stazioni emittenti già installate con relativi lobi di radiazione delle antenne e loro potenza irradiata (isoonde);
- un monitoraggio (osservatorio) sull’incidenza delle malattie tumorali, specialmente infantili, effettuato dal presidio sanitario ospedaliero;
- un costante impegno d'informazione periodica (internet, chiosco, TV, ecc.) per i cittadini, che consenta di verificare gli obiettivi di qualità programmati;
- quali misure di cautela generale e quali obiettivi di qualità si vogliono perseguire (mediante rilevamento con sensori nei punti sensibili e a campione nelle varia parti del territorio urbano);
- quali prescrizioni, incentivazioni e/o migliori tecnologie adottare per diminuire il rischio da elettrosmog.
Giuseppe Cancemi
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mercoledì 11 gennaio 2012
MASTERPLAN di Cavarzano - Belluno
Masterplan come operazione a supporto dell’economia è un “pannicello caldo” anche per il settore dell’edilizia che ha bisogno di stabilità e continuità. Le ondate di nuove costruzioni edilizie non giovano all’economia complessiva di una comunità che agisce con prospettive di lunga durata, come dovrebbero essere quelle di una politica di sviluppo sostenibile. Si movimentano risorse sì ma per poco tempo, mentre si aumentano gli squilibri faticosamente raggiunti da anni di adeguamento e adattamento.
Il settore edilizio è un importante elemento del sistema produttivo locale e Cavarzano rappresenta una parte del territorio che andrebbe ricucita alla città tutta. Un intervento a solo scopo edilizio senza un progetto di sviluppo economico e sociale complessivo e sistemico, rappresenta un episodio che complica i rapporti spaziali, volumetrici e relazionali. Si presenti dunque ai cittadini, non un prodotto confezionato più o meno bene ma un articolato studio che cataloghi bisogni, aspettative, risorse e linee di ipotizzate direttrici di sviluppo sistemico, che facciano comprendere perché e come l’area di Cavarzano entra nella progettualità territoriale complessiva. E tutti saremo più contenti!
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