A proposito del partigiano Salvatore Cacciatore, alias "CIRO"
Sono
lieto che la mia città d'origine, grazie alla sensibilità di
Antonio Vitellaro creatore e animatore a Caltanissetta di Storia
Patria, con incontri culturali tra celebrazioni annuali e
convegni, ricordi un nostro conterraneo che ha contribuito con il
sua sacrificio, alla pacificazione europea e alla solida democrazia
italiana. La città di Belluno per "Ciro" e i suoi
compagni di martirio ("Frena" Andreani Valentino di Limana
(BL), "Lino" Piazza Gianleone di Belluno, "Bepi"
De Zordo Giuseppe di Cibiana (BL) ), è il luogo della memoria,
purtroppo non unico, che ricorda tutti quegli italiani che hanno
sacrificato la loro vita per la Patria, resistendo alla follia
insensata della 2^ Guerra Mondiale.
La città che ha visto morire atrocemente Salvatore Cacciatore e tre suoi compagni partigiani, tutti sostenitori della Resistenza italiana, è Belluno.
In questa città, io che ci vivo da oltre un ventennio, ho potuto apprezzare come le generazioni locali, comuni eredi di una Repubblica italiana che beneficia di una pace duratura in Europa, hanno marcato a futura memoria il tristissimo evento sacrificale, denominando la Piazza Campedèl dell'eccidio, in Piazza dei Martiri.
Belluno, porta delle Dolomiti, è una piccola città del Nord Est, nella Valle del Piave, che ai tempi della prima rivoluzione industriale fabbricava armi bianche, spade per la Serenissima Repubblica di Venezia. Non è una comunità qualunque: è medaglia d'oro per la Resistenza, degno sacrario per il nostro Salvatore Cacciatore. Ha una sua memoria storica che nel centro urbano aleggia come spirito, attraverso lapidi che ricordano e segnano eventi e fatti attraversati dalla storia, che stanno lì come futura memoria. Non pochi segni ricordano la seconda Guerra mondiale. La toponomastica
con l'aggiunta del Piazzale della Resistenza e alcune sculture significative del maestro Augusto Murer, collocate in Piazza dei Martiri, stanno a dimostrare che Belluno non dimentica e non vuol fare dimenticare.
Ciro, pseudonimo di battaglia di Salvatore Cacciatore, nisseno di adozione ma originario di Aragona (AG), siciliano, è stato uno di quei tanti italiani che nelle due guerre mondiali, venendo dal Sud Italia, hanno immolato la propria vita per il comune ideale di libertà.
Purtroppo, non molti a Caltanissetta sanno di "Ciro" o del nisseno "Comandante Barbato" (pseudonimo in battaglia di Pompeo Colajanni), attivo nella resistenza piemontese, e alcuni caduti riconosciuti medaglia d'oro e medaglia d'argento o perseguitati politici che hanno servito la Patria. Figure "nobili" di Sicilia che nella seconda guerra mondiale tanto onore hanno dato alla terra che li ha generati, anche se
non sempre generosa e non sufficientemente attenta nel ricordarli.
Grazie dunque a Storia Patria di Caltanissetta, se i nisseni da qualche anno a questa parte, dopo avere preso coscienza di un lascito così umanamente alto ma poco noto o quasi sconosciuto.
L'incontro di oggi, nella scia di altre manifestazioni sullo stesso tema, contribuisce alla riparazione di un torto che aveva condannato all'oblio il sacrificio di quanti come il nostro Salvatore, hanno fatto dal vissuto la storia dei suoi migliori uomini: una pietra miliare, aiutando la nostra democrazia a mettere solide radici.
Radici, che continueranno a nutrirsi della linfa di una libertà, lo ricordo per me stesso, conquistata col sangue.
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Ph. by G. Cancemi - Belluno, Piazza dei Martiri, scultore Augusto Murer |
La città che ha visto morire atrocemente Salvatore Cacciatore e tre suoi compagni partigiani, tutti sostenitori della Resistenza italiana, è Belluno.
In questa città, io che ci vivo da oltre un ventennio, ho potuto apprezzare come le generazioni locali, comuni eredi di una Repubblica italiana che beneficia di una pace duratura in Europa, hanno marcato a futura memoria il tristissimo evento sacrificale, denominando la Piazza Campedèl dell'eccidio, in Piazza dei Martiri.
Belluno, porta delle Dolomiti, è una piccola città del Nord Est, nella Valle del Piave, che ai tempi della prima rivoluzione industriale fabbricava armi bianche, spade per la Serenissima Repubblica di Venezia. Non è una comunità qualunque: è medaglia d'oro per la Resistenza, degno sacrario per il nostro Salvatore Cacciatore. Ha una sua memoria storica che nel centro urbano aleggia come spirito, attraverso lapidi che ricordano e segnano eventi e fatti attraversati dalla storia, che stanno lì come futura memoria. Non pochi segni ricordano la seconda Guerra mondiale. La toponomastica
con l'aggiunta del Piazzale della Resistenza e alcune sculture significative del maestro Augusto Murer, collocate in Piazza dei Martiri, stanno a dimostrare che Belluno non dimentica e non vuol fare dimenticare.
Ciro, pseudonimo di battaglia di Salvatore Cacciatore, nisseno di adozione ma originario di Aragona (AG), siciliano, è stato uno di quei tanti italiani che nelle due guerre mondiali, venendo dal Sud Italia, hanno immolato la propria vita per il comune ideale di libertà.
Purtroppo, non molti a Caltanissetta sanno di "Ciro" o del nisseno "Comandante Barbato" (pseudonimo in battaglia di Pompeo Colajanni), attivo nella resistenza piemontese, e alcuni caduti riconosciuti medaglia d'oro e medaglia d'argento o perseguitati politici che hanno servito la Patria. Figure "nobili" di Sicilia che nella seconda guerra mondiale tanto onore hanno dato alla terra che li ha generati, anche se
non sempre generosa e non sufficientemente attenta nel ricordarli.
Grazie dunque a Storia Patria di Caltanissetta, se i nisseni da qualche anno a questa parte, dopo avere preso coscienza di un lascito così umanamente alto ma poco noto o quasi sconosciuto.
L'incontro di oggi, nella scia di altre manifestazioni sullo stesso tema, contribuisce alla riparazione di un torto che aveva condannato all'oblio il sacrificio di quanti come il nostro Salvatore, hanno fatto dal vissuto la storia dei suoi migliori uomini: una pietra miliare, aiutando la nostra democrazia a mettere solide radici.
Radici, che continueranno a nutrirsi della linfa di una libertà, lo ricordo per me stesso, conquistata col sangue.
Giuseppe Cancemi