Il
tema delle due edicole ai lati di piazza dei Martiri, ricomparso in
questi giorni, riprende per l'ennesima volta la ricollocazione delle
stesse in un nuovo spazio. Non si capisce se la novità sta nelle
superfici individuate nelle medesime vie di prima: Matteotti e
Vittorio Emanuele o nell'approssimarsi di un bando per l'assegnazione
ad hoc degli spazi individuati.
Siamo
in tema di concessione di nuove aree pubbliche ma è come se fosse
una questione privata. E non tanto per gli annunciati criteri, forse
discutibili, di vantaggio per le preesistenti imprese ma per la
conduzione disinvolta della collocazione nel suo complesso. Si va
avanti con scelte di vertice, senza aver chiesto ai cittadini alcun
parere, noncuranti di una prevedibile alterazione dell'immagine del
centro storico. Nessuno che chieda: se va bene quel trasferimento
proprio negli spazi che qualcuno, forse arbitrariamente, senza un
criterio oggettivo, ha assegnato e destinato al trasloco. Meno ancora
si sa della forma di queste edicole: se si collocheranno
discretamente o se impatteranno con la storica piazza centrale.
Credo
che al cittadino comune, interessi di più non tanto la trattativa in
sé, ma piuttosto la modifica d'immagine che incide su una
conservazione prospettica di un ornato, che ha un suo effetto
presenza già storicizzato e consolidato.
In
una gestione partecipata delle scelte urbane, il centro storico in
particolare, necessita di cercate condivisioni e non di essere
trattato “burocraticamente” nel solco di una ordinaria
amministrazione. Mi pare che in passato, esistevano già due edicole
piazzate ai lati del teatro, e questo è un dato. Verrebbe da dire
che una qualche riflessione pubblica anche per questo oggettivo
particolare, andava e andrebbe fatta per comprendere quale logica
sottende la prevista collocazione e non altra. Il perché non è
stata prevista, per esempio, una opzione, diciamo zero, a favore di
locali sfitti esistenti in zona.
È
un buon motivo il “disturbo” per gli “addetti ai lavori”,
che porta l'attuale presenza di una delle due edicole l'immagine del
Fulcis?
Forse
sì, può darsi! Ma il groviglio di auto, pur se autorizzate,
parcheggiate a ridosso del citato museo, non sono forse anche peggio?
Tralasciando
altri particolari importanti come le forme dei futuri chioschi e dei
relativi materiali che non si conoscono, ma che meritano una
conoscenza, un confronto di idee e un discorso a parte, colpisce, e
non da ora, il complessivo silenzio di partiti, associazioni e
società civile. Gruppi, che solitamente non disdegnano di una
visibilità per i loro convincimenti di parte.
E
diciamolo, non convince neanche lo scarico di responsabilità della
ricollocazione legato all'obbligatorietà di un vago coinvolgimento
di soprintendenza e uno studio di architettura di Roma. Cittadini per
primi, amministratori e tecnici comunali, non sono in grado di
decidere per se stessi?
Infine,
l'attuale collocazione per una distribuzione strategica di vendita
trova, giustamente, le due edicole agli estremi della piazza dei
Martiri. E questo può andare bene. Ma a voler ragionare in termini
tutelativi per la piazza, per un bene che è di tutti, verrebbe da
consigliare di lasciare che dette edicole trovino alloggio in locali
fissi, specie in un momento in cui i locali in affitto sono tanti.
Per una amministrazione attenta, infatti, basterebbe in questo caso
l'adoperarsi per facilitare le locazioni, calmierando i prezzi. I
vantaggi di una simile scelta, avrebbero una prevedibile ricaduta su
tutto il commercio, con benefici, non solo per le edicole ma anche
per una nuova politica di ripopolamento del centro storico.
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