I n
centro storico la falcidia degli alberi, per ondate successive,
continua ad impoverire la città. Le fontane, da mesi, sono a secco.
La minaccia di un inquinamento dell'aria non molla, e tutti...
vissero
felici e contenti.
Il
microclima, l'abbattimento delle polveri, l'ornato urbano, la
produzione di ossigeno e la diminuzione dell'anidride carbonica non
interessano. Sono più importanti "i schei", "i
franchi".

Questo
è, in poche parole, ciò che l'amministrazione legale, in fatto di
sostenibilità ambientale, serve agli utenti della città.
Qualche
anno fa, forse per pudore, si "giustificava" l'abbattimento
degli alberi con l'esigenza di una presunta messa in sicurezza o
perché gli alberi eliminati risultavano malati. In questi ultimi
mesi, invece, quello che è chiaramente un diradamento, viene
"giustificato" da un danno ai marciapiedi prodotto dalle
radici.
Alcuni
marciapiedi dissestati dalle radici, in verità esistono. Ma il
diradamento delle alberature ornamentali delle vie interessate,
avviene con un taglio sistematico, uno sì e l'altro no, ovviamente,
indipendentemente dallo stato dei marciapiedi divelti.
E'
avvilente vedere che nessuno muova un dito. Al comune cittadino,
all'uomo della strada non giunge messaggio alcuno che sulle tematiche
ambientali vi sia un dibattito, un contrasto, tra chi governa e chi
fa opposizione, sulle scelte politiche. Tutto sembra scorrere con
rare piccole schermaglie, più di interesse di parte che non per il
bene dei cittadini. La distruzione sistematica di alberi a Belluno,
sembra essere più una scelta tecnica che non politica. O almeno, se
scelta politica vuole essere, è dissennata, e va contro gli
orientamenti europei. In questi ultimi tempi si sono ripristinate
abitudini che con fatica erano state superate. Mi riferisco alle auto
riportate in Piazza Duomo e alla sparizione delle biciclette da detta
piazza. Tutti i rappresentanti dei cittadini, nei loro discorsi su
temi urbanistici o ambientali abusano del termine "sostenibilità".
Ma realtà vuole, che quel quid
linguistico ad effetto, è solo retorica.
E
dov'è l'ambientalismo tanto bravo a parlare, nei salotti, dei
massimi sistemi e molto attento al battere delle ali d'una farfalla?
La
città ha dimenticato il detto: “Quando muore un vecchio albero è
come se bruciasse una biblioteca”?
Ciò
che colpisce di più in questa distruzione di alberi in città è il
silenzio, il non vedere, la scarsa sensibilità anche dei partiti, la
inottemperanza della legge 10/2013.
Il
mandato amministrativo comunque sta per scadere. Vedremo nel
“Bilancio arboreo” quante piante per nuovi nati o “minori”
adottati sono state messe a dimora. Quali essenze sono state scelte,
dove sono collocate e a chi sono state dedicate.
Ed infine, quante
piante ancora hanno integrato il verde demolito e quello esistente.
Come, insomma, è stato gestito il verde urbano pubblico.