Quali le scelte per rivitalizzare il centro storico?
Sono molto d’accordo con il primo cittadino di Belluno
sulla limitazione, anzi “guerra” ai centri commerciali, ma
obietterei che è un po’ tardino per pensarci e alquanto balzana l’idea di un “chiosco
di vendita per pastin” come esempio d’iniziativa concorrente, per
rivitalizzare il centro storico.
Il lancio di una simile scelta politica suffragata nei
fatti, da una grande indecisione sulle modalità d’ammissione del traffico in centro storico, mi
rende ancora più perplesso.
Si aggiunga anche che
i residenti del centro storico nell’idea di rigenerazione del centro storico sono
assenti e un degrado latente si va manifestando, mentre si auspica un commercio
(di vicinato) e magari al servizio di un turismo tutto da sviluppare. La
convinzione che assecondare la circolazione automobilistica fa bene al
mantenimento/sviluppo delle attività commerciali, è il “leitmotiv” che
assilla la gestione del cuore della città. Forse, bisognerebbe interrogarsi sul
perché gli acquisti nelle principali vie del centro sono in calo o non ce ne
sono affatto. Siamo sicuri che la causa è dovuta unicamente alla mancata
circolazione di auto? Non sfiora l’idea che potrebbero essere altri, i motivi
della crisi commerciale? Per esempio: le tipologie delle mercanzie
offerte, i prezzi, il rapporto tra tipologia dell’offerta e la sua
domanda, l’ampiezza delle scelte, la qualità dei prodotti, la esclusività o la
inflazione di quel prodotto, etc., sono o no elementi che influiscono sul
successo o meno di vendita in un dato luogo? Insomma fattori come quelli
accennati che nulla hanno a che vedere con le auto nel cuore della città. Non
potrebbero essere quelle, invece, le effettive ragioni di un allontanamento dal
centro della clientela? Ecco, forse qualche dubbio in più dovrebbe fare
riflettere amministratori e operatori commerciali i quali imputano quasi
tutto al traffico. Pensare ad una continuità commerciale che viene da
lontano: con il nonno prima e appresso il padre e dopo il figlio nella
conduzione di un’attività economica andata sempre bene, quando circolavano
liberamente le auto, non basta. Come non è sufficiente un inizio di attività
commerciale sulla base di una semplice intuizione o convinzione che quel luogo
continuerà ad accettare sempre le stesse condizioni e con la medesima tipologia
di esercizio. Non è più tempo di empirismo. Gli operatori commerciali moderni
oramai
conoscono e si servono di strumenti come il business planning, per verificare o iniziare un’attività. Non si può più investire senza prima avere indagato il mercato, le sue potenzialità e gli elementi che ne determinano la fattibilità di quel dato commercio. Insomma è opinione diffusa che il pianificare prima di investire fa parte delle buone pratiche che ogni azienda dovrebbe sempre avere presente prima di agire. Non meno importante da parte pubblica, per un corretto uso della città, il Comune dovrebbe avere nel “cassetto” un Piano Commerciale aggiornato, e non solo quello, per dare risposte circostanziate agli operatori commerciali, prima di prendere ogni decisione. La complessità dell’organizzazione urbana richiede di conoscere prima di operare. Senza uno studio sociologico dei destinatari (residenti, commercianti, fruitori potenziali, etc.) l’insuccesso già sperimentato è assicurato.
conoscono e si servono di strumenti come il business planning, per verificare o iniziare un’attività. Non si può più investire senza prima avere indagato il mercato, le sue potenzialità e gli elementi che ne determinano la fattibilità di quel dato commercio. Insomma è opinione diffusa che il pianificare prima di investire fa parte delle buone pratiche che ogni azienda dovrebbe sempre avere presente prima di agire. Non meno importante da parte pubblica, per un corretto uso della città, il Comune dovrebbe avere nel “cassetto” un Piano Commerciale aggiornato, e non solo quello, per dare risposte circostanziate agli operatori commerciali, prima di prendere ogni decisione. La complessità dell’organizzazione urbana richiede di conoscere prima di operare. Senza uno studio sociologico dei destinatari (residenti, commercianti, fruitori potenziali, etc.) l’insuccesso già sperimentato è assicurato.
Concludendo, senza acquisizioni essenziali: dalle condizioni sociali ed
economiche, alla mobilità, ai servizi essenziali dei cittadini, alle relazioni
tra le parti della città (centro storico, aree periferiche, territorio) non si
va da nessuna parte.
Dunque, Belluno tiri fuori dai cassetti o prepari progetti e/o studi, dove
il primato della politica, possa indicare le migliori soluzioni, alla luce
delle conoscenze tecniche necessarie, per un contesto più complesso che si
inquadri nel “sistema città”.
Giuseppe Cancemi